L'ecosistema Vocione

Dieci anni del duo voce e trombone di Marta Raviglia e Tony Cattano: l'intervista

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jazz

Tra i piccoli, grandi gioielli della musica in Italia (per gli appassionati di etichette saremmo nell’ambito del jazz, ma faremmo torto alle potenzialità del progetto a voler circoscrivere), c’è certamente il duo Vocione, composto dalla cantante Marta Raviglia e dal trombonista Tony Cattano, nomi che si sono affermati in questi ultimi anni come musicisti dalla grande capacità di proiettare il proprio percorso artistico al di fuori delle coordinate più prevedibili.

Voce e trombone, un abbinamento certo non facile dal punto di vista tecnico e espressivo, potenzialmente aperto a tutto, dalla canzonetta alla più ardita sperimentazione formale. Dopo un primo disco per la Monk Records nel 2010, il duo festeggia ora i dieci anni di vita con un nuovo lavoro, Le Armi di Ares (Aut Records), disco che racconta al meglio l’intesa telepatica tra i due.

Aperto da una scoppiettante versione di "Plum Pudding", ricetta francese musicata da Leonard Bernstein, il disco si snoda tra frammenti di letture epiche e guizzi sarcastici, incastri sognanti tra le due "voci" e la rilettura di "Lamento Sertanejo" di Gilberto Gil o dell'aria "Stizzoso, mio stizzoso" dalla Serva Padrona di Pergolesi. Lontani dall’accostamento citazionista postmoderno, il multistilismo è per il duo una naturale necessità espressiva, ma anche il terreno ideale per reinventare ogni volta i rispettivi ruoli, elemento che emerge ascolto dopo ascolto in modo coinvolgente.
Abbiamo incontrato Marta e Tony per farci raccontare qualcosa di più su questo disco e sui dieci anni del duo.

Partiamo dai 10 anni di Vocione: mi raccontate come è nato questo progetto?
Tony Cattano: «Nella metà degli anni 2000 l'uso di MySpace era molto diffuso soprattutto tra i musicisti, ho avuto modo di conoscere due persone fondamentali per il mio percorso artistico grazie a questo mezzo: Marta Raviglia, con la quale è nato Vocione, e Roberto Raciti, co-fondatore insieme a me ed altri musicisti romani del collettivo Franco Ferguson».

Quindi MySpace, che oggi è una specie di relitto, serviva!
Marta Raviglia: «Certo! Vocione nasce nel 2006 a Roma. Tony, che non conoscevo personalmente, mi scrisse proprio su MySpace per dirmi che aveva ascoltato la mia musica e che intravedeva una forte affinità col suo universo musicale e che, proprio per questo motivo, avremmo dovuto provare a fare qualcosa insieme. E così è stato. Nell'arco di poco tempo ci siamo messi al lavoro e abbiamo incominciato a provare musica originale, ma anche proveniente dalle tradizioni musicali più disparate. Il debutto non è stato immediato, ma è avvenuto ben due anni dopo i primi incontri. Abbiamo lasciato decantare il materiale e, soprattutto, Tony ha avuto la pazienza di aspettarmi perché all'epoca non ero brava quanto lui e, soprattutto, non ero matura quanto lui, musicalmente parlando. Diciamo pure che aveva intuito in che direzione sarei potuta andare e mi ha dato il tempo di arrivarci pian pianino».

Tony Cattano: «È così. Con Marta abbiamo sempre affrontato le mille difficoltà legate alla formazione atipica voce/trombone, divertendoci a dissacrare i molti brani che via via, in fase di prova, abbiamo integrato nel repertorio. Sono stato affascinato sin dal primo ascolto dalla voce di Marta, notavo qualcosa di diverso che proiettava la musica in terreni meno canonici e più di stampo improvvisativo, da qui la scelta di suonare in duo affrontando con un certo coraggio un repertorio che esalta la duttile e sacra follia delle possibilità vocali di Marta».

Come lavorate abitualmente ai pezzi e al repertorio?
Marta Raviglia: «Capita a entrambi di scrivere, studiare e ascoltare brani che pensiamo possano funzionare per Vocione. Cerchiamo di non limitarci e nella scrittura di materiale originale e nella scelta di eventuali riletture. I brani vengono arrangiati e strutturati in prova e non ci accontentiamo mai della prima versione, anche se spesso è accaduto che fosse particolarmente convincente e abbiamo deciso di proporla anche dal vivo. Siamo, allo stesso tempo, molto curiosi e molto rigorosi e cerchiamo, per quanto possibile, di interpretare ogni brano secondo il nostro gusto essendo rispettosi del senso della musica. E, poi, siamo degli improvvisatori folli e ogni volta i pezzi suonano un po' diversi e questo non ci dispiace affatto».

Tony Cattano: «Il repertorio di Vocione è permeato da una forte componente multistilistica: le trasversalità stilistiche e dialettiche ci aiutano a sopperire alla mancanza di un'ancora di salvezza a livello armonico e ritmico – solitamente la funzione della voce e del trombone è quella solistica – e col tempo abbiamo creato un repertorio di brani che ci aiutassero a far stare in piedi l'arrangiamento senza l'ausilio di una strumentazione canonica».

Com’è evoluto il modo di rapportarvi tra di voi? Musicalmente e umanamente.
Marta Raviglia: «Inizialmente, non conoscendoci granché, è stata la musica il nostro punto di contatto più forte ma poco a poco siamo diventati grandi amici e, per quello che mi riguarda, considero Tony un fratello maggiore – ha un anno più di me e non smette mai di ricordarmelo [ride]. Abbiamo condiviso insieme tante esperienze bellissime nella vita e nella musica – siamo stati testimoni l'uno per l'altra di eventi che hanno segnato il corso della nostra esistenza e questo ha indubbiamente rafforzato la nostra intesa umana, oltre che musicale, per cui oramai rasentiamo la telepatia».

Tony Cattano: «Considero Marta una grande amica al di là degli aspetti professionali, purtroppo vivendo in città diverse capita di vederci solo per impegni musicali; quando qualche anno fa io abitavo a Roma e lei a Segni (in provincia di Roma) capitava di vederci più spesso a prescindere dalla musica. Marta oltre a essere una musicista straordinaria è per me una sorella minore! Sono di un anno più grande e non è poco! [ride]».

Veniamo al nuovo disco, Le Armi di Ares. Il fil rouge è questa narrazione omerica, mi raccontate l’idea, come è stata sviluppata...
Marta Raviglia: «Sono una grande appassionata di letteratura e teatro e quando abbiamo incominciato a suonare dal vivo eravamo soliti inframezzare i brani con delle letture tratte da l'Odissea – aprivo il libro a caso e improvvisavamo di conseguenza. Quando abbiamo registrato la nostra prima demo abbiamo inserito alcuni brani scelti che poi non abbiamo più utilizzato e che, invece, abbiamo riesumato per questo nuovo lavoro. È stato, dunque, abbastanza naturale considerare questi testi come una cornice per un concept album multistilistico alla maniera di Vocione».

Tony Cattano: «Sì, abbiamo cercato soprattutto di usarli per imprimere un leitmotiv epico a questo lavoro».



Come avete scelto i brani di Bernstein, Gil, Pergolesi?
Marta Raviglia: «Si tratta di brani che amiamo profondamente e che è stato molto naturale volere suonare insieme. Il pezzo di Gil mi è stato proposto da Tony e subito ho desiderato di poterlo interpretare. Mentre, invece, le composizioni di Bernstein e Pergolesi fanno parte del mio repertorio classico e sono stata io a proporle a Tony pensando che avessero qualcosa di "vocionico". Siamo così curiosi che è impossibile circoscrivere un ambito d'azione».

Il lavoro ha una forte componente performativo/teatrale, come la proponete dal vivo, avete mai pensato a uscire dal contesto musicale per confrontarvi con altri pubblici?
Marta Raviglia: «Ci pensiamo in continuazione anche perché da sempre nei nostri concerti è presente la teatralità. Spesso, oltre a interagire tra di noi, coinvolgiamo anche il pubblico senza per questo sminuire il valore della musica che per noi resta l'elemento principale».

Tony Cattano: «Nel 2012 siamo stati invitati al festival della letteratura di Mantova, è stata un'esperienza molto stimolante e diversa dal contesto prettamente musicale. Come dice Marta la teatralità è una componente molto presente nelle nostre performance che salta fuori in maniera naturale e che intramezza talvolta il rigore esecutivo dei brani».

Ascoltando il disco ci trovo una forte componente rituale, è una mia impressione?
Marta Raviglia: «Direi di no – non è una tua impressione. Negli anni abbiamo sviluppato una tale intesa e una tale grado di telepatia che ogni concerto si trasforma in un'esperienza rituale – liberatoria e rigenerante al tempo stesso».

Tony Cattano: «Sicuramente alcuni brani vocionici fanno pensare ad alcuni aspetti rituali e mantrici come "Genoveffa" o "Via delle Barozze" (nel primo disco). Quindi non ti sbagli affatto, la performance vocionica ha insite una certa ritualità e sacralità».



L’ironia è un elemento molto forte nella vostra musica ed è anche un elemento che spesso disorienta gli ascoltatori, mi interessa qualche riflessione in merito.
Marta Raviglia: «L'ironia è un elemento del tutto naturale nella dinamica interna di Vocione. È sempre stato così. Non l'abbiamo cercata volutamente poiché fa parte della nostra natura di esseri umani e musicisti e non poteva non entrare all'interno della poetica "vocionica" come elemento di sorpresa e destabilizzazione. È vero quel che dici – spesso il pubblico è spiazzato da certe trovate, ma per noi è più un fatto di urgenza espressiva che di dispiegamento di effetti a buon mercato».

Tony Cattano: «Il mio ruolo nella coppia è quello della spalla, a volte cerco di stemperare le bizarre presentazioni di Marta cercando di fare "la persona seria" come in un vero duo comico! Il tutto non è mai stato studiato a tavolino, abbiamo sempre improvvisato. Secondo me il pubblico viene spesso spiazzato dal contrasto che si crea tra la vivacità e la scanzonatezza delle presentazioni con l'assoluta concentrazione nell'esecuzione dei brani».

La combinazione voce-trombone non ha molti precedenti significativi in ambito jazz/impro, che problematiche pone e quali sono dei riferimenti strumentali o espressivi che vi sono stati utili?
Marta Raviglia: «Vocione è stata ed è ancora una delle più grandi sfide cui mi sia imbarcata finora. Voce e trombone sono due strumenti molto simili – melodici e non temperati. Dunque, abbiamo dovuto lavorare moltissimo per trovare la nostra cifra stilistica, il nostro suono, e per non rischiare di incasellarci in ruoli ben definiti. Entrambi siamo interpreti, solisti e accompagnatori e questo richiede una profonda conoscenza della musica che di volta in volta eseguiamo. Tempo, intonazione, coinvolgimento emotivo, estro improvvisativo – non si può tralasciare nessun dettaglio. Bisogna sempre essere dentro la musica mettendo da parte l'ego. Vocione è come un piccolo ecosistema – ovvero, si nutre di qualsiasi forma di espressione artistica e si nutre anche della vita».

Tony Cattano: «Giustissimo quello che dice Marta, condivido. Dal mio canto l'utilizzo delle sordine mi aiuta a rendere più vario l'apporto timbrico ed anche l'utilizzo della tecnica dei multiphonics, largamente utilizzata da Albert Mangelsdorff, per alcuni aspetti armonici».

A cosa state lavorando in questo momento? Prossimi impegni?
Marta Raviglia: «Al momento ci stiamo concentrando sulla promozione del disco e abbiamo dei concerti per l'autunno e l'inverno. Stiamo lavorando sodo e speriamo questo ci ripaghi».

Cosa ascoltano Marta e Tony in queste settimane?
Marta Raviglia: «L'ultimo splendido lavoro di Les Claypool e Sean Lennon, l'opera omnia di Thundercat, gli australiani Hiatus Kayote, gli statunitensi Tune-Yards e il gruppo basato a Berlino Alien Ensemble. E, poi, come sempre tutto il resto e anche dischi, solisti e formazioni che ho molto amato in passato».

Tony Cattano: «Uh-Oh di David Byrne, musica giamaicana old style, Skatalites, dub, i dischi di Ellington e di Mingus.

In apertura: foto di Abele Gasperini.

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