Nella splendida edizione 2017 di Seeyousound si è visto anche, in anteprima italiana, Born To Be Blue, l’atteso film su Chet Baker con Ethan Hawke, del regista canadese Robert Budreau – in attesa di capire se arriverà nei cinema italiani, o se farà la fine del bel biopic su Miles Davis di Don Cheadle, uscito più o meno nello stesso periodo negli USA e misteriosamente finito nel circuito dell'Home Video (ne parla qui Stefano Zenni).
Di solito, quando in un film sul jazz ci sono più lacci emostatici che soli di tromba non è mai un buon segno. Soprattutto quando il film in questione non è, nelle intenzioni degli autori, un biopic fedele ma piuttosto una storia “semi-factual, semi-fictional” – sarebbe a dire: ci siamo ispirati alla vita del musicista, ma abbiamo fatto quello che volevamo per renderla più drammatica. Dunque, inutile lamentarsi delle implausibilità (qualcuna) delle incongruenze (molte) e delle forzature (di più).
Il film reimmagina il ritorno alle scene di Baker nella seconda metà degli anni Sessanta, dopo il pestaggio che gli ha rotto tutti i denti. Dunque, via al corredo di quello che ci si aspetta: genio tormentato, tunnel della droga, una donna fedele oltre ogni umana comprensione (non un personaggio reale, una specie di sunto di diverse donne di Chet Baker – interpretata dalla bella Carmen Ejogo). Complesso rapporto con il padre musicista fallito (“hai infangato il nome dei Baker!”). Rivalità malata con un cattivissimo Miles Davis (ma davvero cattivissimo. Spoiler: alla fine diventa buono e riconosce il genio del povero Chet). Un sacco di passeggiate sulla spiaggia californiana e di silhouette di tromba al tramonto. Flashback del passato in un bianco e nero molto cool.
La trovata più divertente arriva all’inizio: Baker torna negli USA dopo il periodo passato in prigione in Italia e viene scritturato per interpretare se stesso in un film sulla sua vita drammatica (episodio fittizio). Assistiamo a una scena decisamente sopra le righe, in cui Baker viene iniziato all’eroina. Il regista chiama lo stop e capiamo che si tratta di un film nel film. Baker fa notare che, perché la scena sia verosimile, avrebbe dovuto esserci molto più vomito: una battuta brillante per prendere in giro un certo modo di raccontare la vita dei jazzisti… Peccato che il film faccia esattamente quello per la restante ora e mezza.
Appurato che si tratta di un melò più che di un biopic, Born To Be Blue non è poi tutto da buttare. Il film scorre con un buon ritmo, ed è tenuto in piedi interamente da un bravo Ethan Hawke, che riesce a essere un Baker fragile e credibile, convincente anche quando canta (con la sua voce, mentre le parti di tromba sono incise da Kevin Turcotte). E le parti ambientate negli studi di registrazione restituiscono un gusto attento per i particolari della scenografia e dei costumi da West Coast.