Una mostra per Rossini

Le Marche rendono omaggio al compositore

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Rossini in mostra
Rossini in mostra

Nell’anno delle celebrazioni rossiniane non poteva mancare, a rendere omaggio al grande pesarese, la sua terra d’origine: la mostra “Rossini 150”, fino al 18 novembre, primo passo verso un museo permanente da realizzarsi entro febbraio 2019,  è articolata nelle tre sedi espositive di Pesaro, Fano e Urbino e nasce da un progetto inter-istituzionale che vede coinvolti i Comuni delle tre città, la Regione Marche,  la Fondazione Rossini, il Conservatorio Rossini, il ROF, l’Ente Olivieri-Biblioteca e Musei Oliveriani di Pesaro e il Museo del Pianoforte Storico di Fabriano. 

I tre allestimenti, pur nella omogeneità di fondo, esplorano aspetti diversi della vita, dell’opera e del tempo di Rossini. A Pesaro viene riesposta integralmente la collezione Hercolani-Rossini, composta di 38 dipinti e di un marmo e pervenuta a Gioachino in punto di morte per ripagare un suo prestito alla nobile famiglia bolognese Hercolani. La collezione annovera opere di artisti emiliani e veneti dal Tre al Settecento ed è stata devoluta nel 1883 al Comune di Pesaro, destinatario ultimo dell’eredità del musicista. La parte più consistente della sezione pesarese della mostra  è curata dal Conservatorio, istituito nel 1882 per volontà testamentaria del compositore, che ha esposto i pezzi più belli e rari della propria biblioteca. L’ampliamento del patrimonio bibliografico di questa raccolta libraria, prima depositaria dei manoscritti rossiniani, conservati dal 1932 nel Tempietto rossiniano, fu uno dei principali obiettivi del primo direttore dell’allora Liceo musicale, Carlo Pedrotti, e dei prestigiosi direttori  che gli succedettero (tra gli altri Mascagni, Zanella, Zandonai, Alfano, Marcello Abbado) nonché dei bibliotecari (Luigi Torchi, che fu il primo,  e tra gli altri  Giulio Fara e Tancredi Mantovani). La centenaria e prestigiosa attività dell’istituto ha fatto sì che la biblioteca acquisisse una notevole e preziosa raccolta di materiale documentario che risale fino al XVI secolo e che comprende partiture manoscritte e a stampa, libretti d’opera, manifesti, carteggi, rari reperti organologici, dipinti, foto di Rossini stesso ma anche dei direttori,  bibliotecari e autorevoli docenti che si sono avvicendati nell’istituto. Parte di  questo materiale, tra cui spicca una onorificenza in caratteri turchi conferita al compositore dal sultano Abd ul Megi’d I,  è esposto per la prima volta al pubblico. Un omaggio a Rossini ma anche alla biblioteca, prima custode  dei suoi manoscritti,  da cui scaturì l’eredità più preziosa:  la nascita della Fondazione a lui intitolata, il recupero filologico dell’opera omnia e la sua restituzione teatrale nel festival estivo. 

La sezione di Fano, a cura della Fondazione Rossini, mette in mostra per la prima volta in pubblico materiale a stampa e  autografi, musicali e non, che permettono di osservare le curiose idiosincrasie della grafia del compositore: nelle  lettere si notano sgrammaticature, incertezze e una grafia poco curata; al contrario gli autografi musicali mostrano una scrittura chiara, priva di errori e di cancellature. L’allestimento fanese si completa con una sezione dedicata al Teatro della Fortuna, opera di Giacomo Torelli, dove il piccolo Gioachino a soli nove anni si esibì come violista dell’orchestra, e con alcuni video tematici che introducono all’ascolto delle sue opere, attraverso contributi artistici e scientifici proiettati in grande scala. 

Ad Urbino, infine, la mostra è curata da Vittorio Sgarbi e presenterà la figura dell’artista bolognese Pelagio Pelagi, contemporaneo di Rossini, attraverso cinquanta opere tra disegni, dipinti di storia e ritratti, per lo più inediti e provenienti da collezioni private.

Nelle tre sedi della mostra si potranno ammirare ed ascoltare diversi  pianoforti d’epoca, perfettamente funzionanti, tra cui uno del marchio Pleyel prediletto da Rossini.

 

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