Un festa per Domingo
Alla Scala trionfo per la serata di Gala per festeggiare i 50 anni dal debutto nel teatro milanese
Cronometrati sono esattamente 27 minuti: da quando è scattato il primo applauso dopo il bis ("Mal per me che m'affidai" e finale di Macbeth) a quando è tornato dietro le quinte commosso e con un fiore giallo in mano dopo aver cantato, senza orchestra, e in maniera toccantissima "No puede ser" dalla Tabernera del puerto di Sorozabal. La festa per ricordare i 50 anni dal debutto di Placido Domingo alla Scala ( 7 dicembre 1969, Ernani) si è conclusa così, con la standing ovation, il pubblico che non voleva abbandonare la sala e Domingo che baciava il palcoscenico della Scala, chiamava alla ribalta il sovrintendente uscente Pereira e gli altri suoi ottimi compagni di viaggio (Saioa Hernandez, Ferruccio Furlanetto, Jorge de Leon, Caterina Piva, Toni Nezic, Hun Kim, Evelino Pidò) quasi avesse paura di commuoversi troppo rimanendo solo su quel palco che ha calcato per 50 anni. Il Gala Verdiano (in sala c'erano anche Sir John Eliot Gardiner, Anna Netrebko, Piero Faggioni) ha dimostrato ancora una volta la carismatica capacità interpretativa di Domingo che anche in frac e senza scene rende credibile con la sua voce e la sua interpretazione il dolore di Macbeth morente o le smanie amorose e gelose del Conte di Luna. E una menzione particolare va a i giovani di Coro e Orchestra dell'Accademia della Scala ottimamente guidati da Evelino Pidò. E dopo nel retropalco un rinfresco per tutti i giovani partecipanti e una torta con l'immagine della Scala e la scritta 50 che Domingo taglia insieme alla sua famiglia («Non mi sembra possibile che siano passati 50 anni, eppure vedo i miei figli adulti... non posso spiegare cosa abbia significato la Scala per me... un pubblico che ho sempre sentito così vicino, dal 1969 a oggi, tutte le volte che son venuto e stasera poi, che serata!») e poi gli autografi con decine e decine di persone a notte fonda ad aspettarlo all'ingresso artisti.
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