Tutti i colori dei Virtuosi Italiani
Verona: la stagione fino al 10 dicembre
Proseguirà fino al 10 dicembre la ventiquattresima stagione de I Virtuosi Italiani al Teatro Ristori e a San Pietro in Monastero a Verona. «Uno degli obiettivi che l'Amministrazione comunale vuole sostenere nell'ambito culturale – ha spiegato Marta Ugolini, Assessora alla Cultura, Turismo e rapporti con l’Unesco del Comune di Verona - è la valorizzazione delle realtà musicali esistenti a Verona, che spesso possono vantare una storia prestigiosa e che contribuiscono, con la loro costante attività, alla diffusione della passione per la musica classica. Ed è questo il caso dei Virtuosi Italiani, un'orchestra che da oltre trent'anni svolge un'intensa attività concertistica, sia in Italia che all'estero, con un notevole numero di collaborazioni importanti sia a livello nazionale che internazionale, che spaziano nell'ambito della musica classica tra i generi del barocco, del contemporaneo e non solo. La ventiquattresima edizione della loro conosciuta ed apprezzata stagione concertistica è un'occasione speciale per poter apprezzare un significativo repertorio musicale, proposto con tematiche e abbinamenti inediti, e farsi piacevolmente coinvolgere dalle suggestioni che la musica eseguita dal vivo può suscitare».
Tra i prossimi appuntamenti ricordiamo il 9 marzo il concerto del giovane pianista Jae Hong Park, vincitore del Concorso Busoni 2021, il 6 aprile per il Concerto di Pasqua I Virtuosi Italiani eseguiranno il Requiem di Mozart, il 3 novembre è prevista la prima assoluta della trascrizione per flauto del Concerto n.1 di Haydn per violoncello curata da Andrea Griminelli. «Una nuova stagione all’insegna dell’innovazione e della trasversalità, ma nel rispetto della tradizione, perché questa è la nostra mission - ha commentato Alberto Martini, Direttore musicale de I Virtuosi Italiani -. Una stagione non solo caratterizzata da ospiti di rilievo ma dalla varietà e ricchezza nella scelta musicale. Ogni concerto vedrà l’esecuzione di un brano in prima assoluta: non sonorità di rottura, ma nuove composizioni che possano essere apprezzate da un ampio pubblico per la loro estetica compositiva».
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