Parma Jazz ha 18 anni

Offerta di qualità, nonostante i tagli, per la rassegna di Roberto Bonati

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Per i suoi primi diciotto anni il festival ParmaJazz Frontiere offre al pubblico della città emiliana un cartellone ricco di stimolanti appuntamenti, riuscendo nella difficile sfida di coniugare da un lato la qualità dell'offerta musicale che da sempre contraddistingue questa manifestazione e, dall'altro, la crisi che investe in particolare la cultura nel nostro Paese.
E a Parma, con un comune impegnato a ripianare i debiti lasciati in eredità da anni di amministrazione scriteriata, la mancanza di fondi si fa sentire in modo particolare, al punto che il direttore artistico della rassegna Roberto Bonati ha ricordato - nel corso della conferenza stampa di presentazione - che «il budget ridotto ha impedito di mantenere attiva la ParmaJazz Orchestra, [formazione di giovani artisti che rappresentava una costante presenza degli ultimi anni del festival], anche perché adesso c'è questa moda dilagante per la quale i musicisti dovrebbero suonare gratis perché tanto si divertono».
Tanti, comunque, sono gli appuntamenti in cartellone, a partire da Tim Berne, che ha aperto con successo lo scorso 30 ottobre la rassegna, per poi passare a Jim Black, che si esibirà il 16 novembre al Teatro Due con il suo trio. Tra gli altri appuntamenti, il 24 novembre ad aprire la serata sarà il solo del chitarrista Ricardo Costa e, a seguire, il Ruvido Insieme, l'ensemble composto dagli studenti ed ex studenti del Conservatorio A. Boito che, in onore del bicentenario verdiano, presenterà un progetto dal titolo molto evocativo di "Graffiti Verdiani".
Il 27 novembre, il duo chitarristico di Michele Bonifati e Vincenzo Moramarco precede il pianista Luca Savazzi, impegnato in un repertorio di composizioni originali e standard in trio e in quartetto con la cantante Alessia Galeotti. Il 1° dicembre, a conferma del rapporto tra il ParmaJazz Frontiere e il panorama jazzistico norvegese, sarà protagonista invece il chitarrista Eivind Aarset in duo con il percussionista italiano Michele Rabbia. Il 6 dicembre sarà la volta di Franco D'Andrea in trio con Mauro Ottolini e Daniele D'Agaro, con lo stesso Franco D'Andrea che terrà una masterclass al Conservatorio Boito.
E dopo l'evocazione, il 7 dicembre, dei paesaggi sonori inesplorati, con il Factor-Y Trio di Roberto Bonati, Vincenzo Mingiardi e Roberto Dani, il festival si chiuderà il giorno dopo con un concerto che vedrà impegnata la russa Evelina Petrova con la magia del suo canto e con il virtuosismo della sua fisarmonica.
(Alessandro Rigolli)

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