Marino Marini e Igor Stravinskij in mostra a Firenze

Al Museo Marino Marini: Pas – de – deux: Marino Marini e Igor Stravinskij

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La sagra della primavera (Foto Erio PIccagliani)
La sagra della primavera (Foto Erio PIccagliani)

Il Museo Marino Marini di Firenze, dedicato al celebre scultore toscano (Pistoia 1901 – Viareggio 1980), ospita fino al 30 maggio la mostra Pas – de – deux: Marino Marini e Igor Stravinskij, a cura di Luca Scarlini,  che espone cinquanta pezzi, sculture, litografie e acqueforti, molti dei quali presentati per la prima volta al pubblico e di proprietà della Fondazione Marino Marini di Pistoia. Pezzi che illustrano un'amicizia nata quando Marini tenne una  mostra nella galleria d'arte Curt Valentine di New York nel 1948, che Stravinskij visitò ricavandone una profonda impressione. I contatti, testimoniati nella mostra anche dagli scambi epistolari, proseguirono fino alla morte di Stravinskij nel 1971. Affascinato dalla personalità del compositore, dalla sua natura viva e nervosa, Marini ne scolpì alcuni ritratti fra il 1950 e il 1951, oggi sparsi in diverse collezioni, tra cui quello in bronzo che Stravinskij giudicò straordinariamente bello e che  si può ammirare in questa mostra. Quindi, dal 1972 al 1974, dopo la morte di Stravinskij, nasce la doppia serie di acqueforti e litografie intitolate “Marino to Stravinsky” e “Personaggi del Sacre duPrintemps”. Opere legate ad una rimeditazione seguita alla morte di Stravinskij, avvenuta nella primavera del 1971, rimeditazione di un'amicizia che è anche un'affinità elettiva artistica, ma anche opere scaturite come note a margine di un fare  concreto: e cioè la realizzazione dell'unico contributo di Marini alla scenografia (aveva finora rifiutato le altre richieste che gli erano state fatte), proprio per il Sacre andato su alla Scala nel dicembre del 1972 con Bruno Maderna sul podio, la coreografia di John Taras e come protagonista Natalia Makarova, in abbinamento ad un Oedipus Rex con la regìa di Giorgio De Lullo e le scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. “Le scenografie di Marini sono andate perdute”, dice il curatore Luca Scarlini, “ma le foto e un bozzetto conservati negli archivi della Scala ci hanno permesso la proiezione nella mostra di immagini digitali di questi materiali, e di  ricostruire un fondale, che è  stato dipinto da Giovanni De Stefano”.  La chiave di questa affinità e consonanza fra i due artisti è da cercare nell'arcaismo, visto che le statue di Marini evocano la scultura addirittura neolitica e comunque arcaica ? Nelle note di presentazione della mostra, Lei scrive infatti della condivisione di un sentimento novecentesco dell'arte come ‘evocazione di antichi ritmi vitali’.  “È così, è questo il tratto che accomuna Marini e Stravinskij. Marini lo proponeva in una chiave diversa rispetto alle scene e costumi del Sacre del 1913 realizzati da Nikolaj Roerich, che era morto nel 1947, e fu proprio questo che attrasse Stravinskij.” Marini è noto soprattutto come grande scultore, cosa aggiungono alla sua conoscenza le acqueforti e le litografie che sono presenti in questa mostra ? “È il lato intimo del suo lavorare, il più privato, però collegato al lavoro pubblico, quello dell’unica sua  scenografia, per il Sacre alla Scala del  1972. Ma ricordiamo che fin dagli esordi Marini era attratto dal tema della danza, come dimostrano le sue danzatrici di grandi e piccole dimensioni e numerosi lavori pittorici e d'incisione ”.

Fino al 30 maggio sabato, domenica e lunedì dalle 10 alle 19, Green Pass, biglietto 6 euro, 4 rid., ingresso gratuito la prima domenica del mese, 055 219432.

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