L’Opera di Roma riparte a luglio

Rigoletto in Piazza di Siena con Gatti e Michieletto

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Carlo Fuortes
Carlo Fuortes

L’Opera di Roma ha deciso di non cedere alla sensazione di sconforto e impotenza causata dal covid-19 e di ripartire a luglio con una vera e propria stagione lirica all’aperto. Il progetto è stato annunciato dal sovrintendente Carlo Fuortes, che però non ha potuto comunicare tutti i dettagli - per esempio le date esatte -   perché ci si sta ancora lavorando a spron battuto.

Il luogo scelto è Piazza di Siena, il grande maneggio all’aperto di Villa Borghese, dove normalmente di svolge il Concorso Ippico Internazionale di Roma e che l’Opera ha già utilizzato per le sue stagioni estive in un periodo in cui le Terme di Caracalla non erano disponibili. Il motivo per cui anche questa volta si è dovuto rinunciare a Caracalla è che in quegli spazi sarebbe stato molto più complicato se non impossibile rispettare le norme attuali e la sua stessa capienza di 4500 spettatori sarebbe stata d’ostacolo.

A Piazza di Siena verranno montati un palcoscenico e una platea per un massimo di mille persone, compresi artisti e maestranze, conformemente alle disposizioni governative, rispettando le distanze e con accesso e deflusso del pubblico regolati in modo da evitare assembramenti. Tutti con la mascherina, ma ovviamente saranno necessarie delle deroghe per cantanti e strumenti a fiato. Con la speranza che col tempo le regole verranno modificate e si possa ampliare la capienza.

Per il “Rigoletto” d’inaugurazione è stato possibile mettere insieme in poco tempo un cast di grande livello: in altri tempi sarebbe stata un’impresa impossibile ma non ora, poiché le attività musicali sono completamente bloccate e quindi gli artisti sono tutti liberi. Daniele Gatti sul podio, protagonisti Luca Salsi, Rosa Feola e Vittorio Grigolo, regia di Damiano Michieletto. Non è un caso che siano tutti italiani, così si evitano spostamenti da uno stato all’altro che potrebbero essere problematici. Sarà un allestimento leggero, senza scene ma con una regia “vera”, che trarrà partito dai limiti stessi dello spazio scenico.

Il resto della programmazione estiva è in via di definizione: si sta lavorando a un “Barbiere di Siviglia” in forma di concerto, a uno spettacolo di danza con coreografia di Roland Petit su musiche dei Pynk Floyd e a qualche concerto sinfonico.

Economicamente l’operazione sarà quasi sicuramente in perdita, ma non si può tenere ferma per sei mesi una “macchina” formata di centinaia di persone. E inoltre si dà un segnale positivo per tutto il mondo dello spettacolo e della cultura.

Intanto si pensa all’autunno. Fuortes crede che difficilmente si potrà tornare alla normalità prima del 2021 e quindi sta pensando a delle alternative al programma previsto. Si spera di salvare almeno “La Clemenza di Tito”, prevista a fine novembre come inaugurazione della prossima stagione: con Mario Martone si sta lavorando ad una regia che tragga spunto dalle limitazioni attuali per proporre un nuovo tipo di messa in scena.

 

Mauro Mariani    

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