L'Auditorium di Roma canta cinese
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Desta una certa curiosità la prima italiana all'Auditorium di Roma il 23 maggio di "Poet Li Bai", su libretto di Diana Liao e Xu Ying e musica di Guo Wenjing. Al suo apparire è stata presentata come la prima opera cantata in cinese su musica classico-contemporanea in stile occidentale, e anche se non è del tutto vero i produttori –Asian Performing Arts– hanno molto puntato su un aspetto così smaccatamente multiculturale per il debutto avvenuto il 7 luglio del 2007 (07-07-07) alla City Opera di Central, località sperduta in prossimità delle Montagne Rocciose del Colorado, un centro importante nell'Ottocento durante la corsa all'oro, ma oramai un villaggio noto per i suoi casinò e per la stagione operistica estiva. Dopo essere stata il cammeo dell'ultima edizione del Beijing Festival, l'opera giunge in Italia per una sola data in un allestimento per la regia di Lin Zhaohua dell'Opera di Shangai, che con suoi complessi musicali sarà ospite nel ciclo Contemporanea e nel Festival CinaVicina, entrambi organizzati da Musica per Roma che non sembra intenzionata a boicottare il gigante asiatico per la sua politica repressiva in Tibet. A dirigere la partitura sarà Zhang Guoyong e nei ruoli principali troviamo Hao Jiang Tian (Li Bai), Chi Liming (Vino) Zhou Xiaolin (Luna), Jiang Qihu (Poesia).
L'opera narra di Li Bai (o Li Tai Po), poeta vissuto nell'Ottavo secolo durante la dinastia Tang, celeberrimo in Cina ma, come la maggior parte della letteratura orientale, sconosciuto in Occidente e tuttavia senz'altro noto agli amanti della musica classica: è l'autore di alcune liriche che nella traduzione di Hans Bethge compaiono in "Das Lied von der Erde" di Gustav Mahler, e in particolare nel primo brano del ciclo, una canzone dedicata al vino. E l'opera si apre appunto con Li Bai che discute con Vino –qui trasformato in personaggio–, suo fedele compagno di vita con cui giunge perfino a litigare. Quando ammette sconsolato che solo il vino/Vino capisce la sua arte appare la Luna che cantando le poesie di Li Bai, gli offre di liberarlo dall'esilio, portandolo in cielo, luogo al quale il poeta appartiene. Li Bai allora rammenta con Vino i giorni felici quando era il favorito dell'imperatore, ha anche tempo per un flash-back del momento in cui cadde in disgrazia per ragioni politiche, e infine raggiunge la Luna, o meglio la sua immagine riflessa in fondo al fiume. Non sembrerebbe una drammaturgia travolgente ma, come è stato osservato, proprio qui potrebbe risiedere il fascino di una partitura dal linguaggio cristallino, condiscendente e tonale, rallegrato da una certa vis ritmica. Diviso in 5 scene e due interludi –durante i quali saranno cantate liriche di Li Bai nello stile dell'opera tradizionale cinese–, "Poet Li Bai" dura circa 80 minuti. Tuttavia la versione in scena a Roma si annuncia accorciata, anche se non è dato sapere in quali parti.
(www.auditorium.com - 06.80241 - 281)
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