La scomparsa di Robert Wilson
Il grande artista americano si è spento a 83 anni dopo una breve ma acuta malattia

Dopo una breve ma acuta malattia, Robert Wilson è morto all'età di 83 anni a Water Mill, nello stato di New York. In un comunicato diffuso tramite i social ufficiali, si legge: pur affrontando la diagnosi con lucidità e determinazione, si è sentito in dovere di continuare a lavorare e creare fino alla fine».

Figura chiave del teatro di ricerca americano, Robert Wilson era nato a Waco, nel cuore del Texas, il 4 ottobre 1941 e cresciuto in una famiglia di militari. Fin da giovane sviluppa un’intensa curiosità per le forme artistiche non convenzionali, studiando letteratura e filosofia all’Università del St. John’s College a Annapolis. Negli anni Sessanta si trasferisce a New York dove entra in contatto con artisti come Philip Glass e Lucinda Childs, con i quali fonda la Byrd Hoffman School of Music, laboratorio di ricerca sull’azione scenica. Nel 1967 il suo primo lavoro per il teatro, The King of Spain, debutta a Berlino e segna l’inizio di un lungo legame con l’Europa, dove il suo linguaggio visivo, fatto di luce, pause e inquadrature fisse, conquista vasti consensi. Il suo lavoro investi vari ambiti ma è nel teatro musicale che Wilson individua il terreno di massima espressione per la sua ricerca formale. Del 1976 è il debutto di Einstein on the Beach, nato dalla collaborazione con il compositore Philip Glass e il librettista Christopher Knowles, autentico successo planetario, ripreso in numerose stagioni a seguire sui palcoscenici di tutto il mondo. Lo spettacolo è un autentico manifesto della concezione della messa in scena da parte di Wilson: il palcoscenico è concepito come un quadro vivente, in cui essenziali scenografie, fatte di passerelle, cubi, neon, diventano protagoniste insieme agli interpreti. «L’opera è un organismo in cui lo spazio, il suono e il gesto nascono simultaneamente», un’affermazione che sottolinea la sua visione unitaria del linguaggio scenico.

A partire dagli anni Ottanta Wilson collabora con alcuni dei più grandi teatri lirici internazionali, allestendo molto spesso classici operistici con la sua cifra più caratteristica fatta di pochi essenziali elementi scenografici – e un raffinato disegno luci catalizzatore di immagini dal forte portato poetico – e recitazione antinaturalistica. Accanto ai classici, ha continuato a lavorare con compositori e musicisti contemporanei non necessariamente confinati nell’ambito della musica colta – ad esempio, con David Byrne per The Knee Plays nel 1985, con Tom Waits collaborò per il musical The Black Rider nel 1990 e con Lou Reed per POEtry nel 2000 – sperimentando sempre nuove forme di interazione tra luce, video e suono. Molto attivo nel nostro Paese, firmò numerosi allestimenti soprattutto al Teatro alla Scala, che lo ricorda come “figura cardine della cultura contemporanea”: dopo il balletto Edison al Teatro Nazionale nel 1979, Wilson firma l’allestimento di Salome con i costumi di Gianni Versace nel 1987, della prima assoluta di Doctor Faustus di Giacomo Manzoni nel 1989, e in stagioni più recenti della trilogia monteverdiana, fino a The night before. Objects chairs opera per la serata inaugurale dell’edizione 2025 del Salone del Mobile con Marina Rebeka e l'Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Michele Spotti. Per il Festiva di Spoleto nel 2009 aveva curato gli allestimenti dei due drammi di Samuel Beckett L’ultimo nastro di Krapp con se stesso protagonista e Giorni felici di Samuel Beckett con protagonista Adriana Asti, anche lei scomparsa il 31 luglio.

Nel corso della sua lunga carriera, Robert Wilson ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra cui una nomination al Premio Pulitzer, due Premi Ubu, un Olivier Award, e il Leone d’oro per la scultura della Biennale di Venezia nel 1993. È stato eletto membro dell'Accademia Americana delle Arti e delle Lettere e dell'Accademia Tedesca delle Arti e ha ottenuto otto lauree “honoris causa”. La Francia lo ha nominato Commendatore dell'Ordine delle Arti e delle Lettere nel 2003 e Ufficiale della Legione d'Onore nel 2014; la Germania gli ha conferito la Croce di Ufficiale dell'Ordine del Merito nel 2014.

«Il senso del mio teatro è rendere visibile l’invisibile», disse e ancora: «In un’opera cerco la tensione tra l’immagine fissa e il flusso della musica, perché è lì che nasce il miracolo». Spinto dalla volontà di creare luoghi di silenzio attivo, Wilson trasforma ogni teatro in un laboratorio di introspezione collettiva. La sua eredità risiede proprio in questa tensione continua tra misura geometrica e libertà emotiva, che ha ridefinito il concetto stesso di produzione lirica contemporanea. Robert Wilson lascia una cospicua eredità artistica fatta dei suoi numerosissimi lavori per la scena, le opere su carta, le sculture e i ritratti video, e soprattutto il Watermill Center, il “laboratory for performance” fondato nel 1992 divenuto fucina di creatività per nuove generazioni di artisti.

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