La Scala per Ronconi
Due mostre a un anno dalla scomparsa
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A un anno dalla sua scomparsa il Teatro alla Scala ha organizzato due bellissimi omaggi a Luca Ronconi, organizzati da Margherita Palli, storica scenografa e collaboratrice del regista. Entrambe sotto il titolo "Luca Ronconi, il laboratorio delle idee". E di quale lavorio intellettuale e fisico siano stati frutto i suoi ventiquattro spettacoli al teatro milanese, lo si capisce subito salendo la scaletta dentro il Museo della Scala, che ospita "Luca Ronconi in scena", perché si è accolti da un video girato nella sua casa in Umbria (con a fianco Gae Aulenti) nel quale Ronconi spiega tra le sue abituali pause di mugugni come il teatro lirico porti su di sé il peso della tradizione e quello del luogo. La Scala, a suo giudizio, è un teatro della memoria diverso da tutti gli altri. E in questa sala Ronconi ci è entrato con umiltà, ma anche con una lucida e implacabile fermezza. Nelle salette del museo ci sono alcuni meravigliosi costumi restaurati del Don Carlo (1977), il manto di Filippo II, i terrorizzanti cappucci degli inquisitori, in un angolo una foto del regista e di Luciano Damiani, firmatario di scene e costumi, che guardano la lunga striscia della processione. E poi il collare d'oro di Eurice dell'"Orfeo" di Luigi Rossi (Stagione 1984-85), i bozzetti di "Walkiria" e "Siegfried" (1973 e '74). L'elenco è lungo e questi documenti, che illustrano i risultati, si collegano perfettamente con quelli raccolti nel capannone dell'Ansaldo dove s'illustra il lavoro "Dietro le quinte". Sui due lati della passerella sospesa sopra i giganteschi spazi dove si preparano le scenografie, con gli addetti che continuano a operare imperturbabili con seghe e pennelli, sono esposte fotografie, bozzetti, costumi e storici oggetti scenici. Dall'orso del "Siegfried", abbarbicato a un pannello, alla spada dell'eroe, al quarto di bue sanguinolento di "Elektra" (1994) all'abito di piume violacee di Clitennestra. Il percorso che a prima vista pare confuso, in realtà ipnotizza il visitatore, un po' per la bellezza di quanto ha sotto gli occhi, un po' per la nostalgia di un epoca d'oro irripetibile. Con un pizzico di perfidia, ma che non guasta perché completa il panorama, Margherita Palli fa leggere, da alcuni studenti della Scuola del Piccolo Teatro, alcuni brani di recensioni ai suoi spettacoli (scelte da Jacopo Pellegrini). Parole di elogio, di analisi critica, di miopia o di prevenzione. Come quelle di Massimo Mila che stroncò l'edizione di Ernani (1982). Manca putroppo un catalogo delle due mostre. Il vuoto è per fortuna colmato da uno spendido volume pubblicato dagli Amici della Scala "Luca Ronconi. Gli anni della Scala" a cura di Vittoria Crespi Morbio, con testi di Angelo Foletto e Cesare Mazzonis. Una documentazione insostituibile sul Ronconi demiurgo in palcoscenico.
Dulcis in fundo, il Piccolo Teatro nella sede di via Rovello ha aperto uno spazio espositivo dedicato al suo grande regista. Con sistemi interattivi che permettono di far scorrere immagini degli spettacoli di prosa.
Stefano Jacini
Stefano Jacini
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