La prima di Julius Caesar di Battistelli inaugurerà l’Opera di Roma
In programma all'Opera di Roma debutti importanti, con regista Romeo Castellucci e i soprano Hernández e Meade
Si poteva temere che alla conferenza stampa per la presentazione della stagione 2021-2022 del Teatro dell’Opera di Roma si sarebbe parlato più della nomina del sovrintendente Carlo Fuortes ad amministratore delegato della Rai che della musica, invece gli oratori ufficiali non hanno toccato l’argomento e i giornalisti presenti in sala non hanno fatto domande in proposito. D’altronde c’era poco da dire, perché tutti sanno da giorni che Fuortes andrà alla Rai e chiedere chi sarà il suo successore sarebbe stato inopportuno e prematuro, perché nessuno lo sa e, se lo sapesse, certamente non lo direbbe alla stampa. Comunque l’atmosfera era chiaramente quella di un addio, ma senza malinconia, come quando ci si saluta dopo aver fatto un bel viaggio insieme.
Venendo al programma della stagione, in autunno ci sarà l’addio anche del direttore musicale Daniele Gatti, il cui incarico a Roma è stato troppo breve e per di più ridotto ulteriormente dai lunghi periodi di chiusura per il Covid-19. Gatti dirigerà ad ottobre quella che viene presentata come una “preapertura”, ossia Giovanna d‘Arco, rappresentata all’Opera una sola volta, cinquant’anni fa: sembra impossibile, trattandosi di Verdi, ma non è un caso unico, perché Un giorno di regno, Stiffelio e Aroldo hanno avuto a Roma una sorte anche peggiore. Ma, come per compensare la lunga assenza, sarà rappresentata nel modo migliore, con un regista “moderno” e un buon cast, ovvero Davide Livermore, Nino Machaidze, Francesco Meli e Roberto Frontali. Per l’inaugurazione vera e propria Gatti dirigerà a novembre una novità assoluta: una scelta coraggiosa di cui non si ricordano precedenti a Roma in tempi recenti. L’opera è Julius Caesar di Giorgio Battistelli su libretto in inglese tratto da Shakespeare, con la regia di Robert Carsen.
Poi inizia il repertorio. Tosca con le scene ricostruite sui bozzetti di Adolf Hohenstein per la prima del 1900, già viste innumerevoli volte a partire dagli anni Sessanta. Cast all stars con Saioa Hernández, Vittorio Grigolo e Roberto Frontali. Quindi si recuperano una serie di spettacoli già in programma nella scorsa stagione ma cancellati per il lockdown: sono tutte nuove produzioni oppure coproduzioni con alcuni dei massimi teatri europei. Viene da Londra la Katia Kabanova di Janáček firmata da Richard Jones per la regia e diretta da David Robertson; la protagonista sarà Corinne Winters, un’americana in grande ascesa, delle cui doti di cantante e di attrice si dice un gran bene. Luisa Miller, che lo scorso maggio era stata eseguita in forma di concerto in streaming, verrà rappresentata in forma scenica con la regia di Damiano Michieletto (coproduzione con Zurigo) e sul podio Michele Mariotti, prossimo direttore musicale dell’Opera, che entrerà in carica nell’autunno 2022. Il cast è pressoché lo stesso dello streaming (Roberta Mantegna, Daniela Barcellona, Antonio Poli, Michele Pertusi) ma con l’interessante new entry del baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat.Si annuncia una lettura davvero nuova quella che della Turandot offrirà un personaggio di assoluto rilievo nel mondo delle arti visive qual è Ai Weiwei, noto anche per le sue posizioni politiche contrarie al governo cinese. Sarà sul podio l’ucraina Oksana Lyniv, che farà il suo debutto in un’opera a Roma, dopo aver diretto un bel concerto lo scorso maggio. Anche I Puritani alcuni mesi fa sono stati trasmessi in streaming in forma di concerto, diretti da Roberto Abbado e con Jessica Pratt e Lawrence Brownlee negli impervi ruoli dei due protagonisti . Questa volta l’opera di Bellini sarà rappresentata con gli stessi interpreti ma nella cornice del nuovo allestimento di Andrea De Rosa, che era stato cancellato a causa del lockdown. Verrà poi ripreso l’allestimento di Hugo De Ana per Ernani, che fu diretto nel 2013 da Riccardo Muti e ora torna con Marco Armiliato sul podio e Angela Meade, Francesco Meli e Luca Micheletti come protagonisti.
La stagione invernale al Teatro Costanzi finisce qui e potrebbe sembrare un po’ banale, con appena otto opere, di cui tre del giovane Verdi. Ma ci sono una serie di extra fuori sede. Alla “Nuvola”, il nuovo centro congressi progettato da Fuksas, La Passione su musica di Bach nella messa di scena di Romeo Castellucci, che evita ogni tentazione di rappresentare la narrazione evangelica, cercando piuttosto di portare alla luce un nuovo senso di rivelazione. Sul podio un direttore volutamente non specialista del barocco qual è James Conlon. Al Teatro Nazionale Acquaprofonda, opera per ragazzi di Giovanni Sollima su libretto di Giancarlo De Cataldo. Ricomincerà dopo due anni di forzata interruzione la fortunata iniziativa di Opera Camion, che con i suoi allestimenti facilmente trasportabili di titoli popolarissimi porta l’opera nelle piazze delle periferie: quest’anno tocca a Tosca.
Inoltre sulla scia del successo del Barbiere e della Traviata verrà prodotto un altro film-opera, sempre con la regia di Mario Martone ma con Mariotti sul podio al posto di Gatti. E sarà allestita una mostra dei fondali storici dell’archivio del teatro, che a causa delle loro dimensioni hanno bisogno di spazi enormi, quali solo il Palazzo delle Esposizioni può offrire.
Sono stati annunciati anche i titoli della stagione estiva, che tornerà a svolgersi alle Terme di Caracalla, Covid permettendo. Mass di Bernstein è senza dubbio un’apertura lontana dalle abitudini di quel palcoscenico consacrato al repertorio più noto e popolare. Questa “opera teatrale musicale”, basata sul testo latino della Messa con aggiunte in ebraico e inglese e commissionata a Bernstein da Jacqueline Kennedy nel 1971, sarà messa in scena da Damiano Michieletto, con la direzione di Diego Matheuz. Verranno poi ripresi due fortunati allestimenti di alcuni anni fa, quelli del Barbiere di Siviglia di Lorenzo Mariani e di Carmen di Valentina Carrasco . Nell’opera di Bizet farà il suo debutto romano un direttore di spicco quale Bertrand De Billy.
Poi, ad ottobre 2022, si tornerà al Teatro Costanzi con Alceste di Gluck, che mancava da oltre mezzo secolo: la dirigerà Gianluca Capuano – indimenticabile il suo bellissimo Orfeo ed Euridice del 2019 - e sarà messa in scena dal ballerino e coreografo belga Sidi Larbi Cherkaoui.
In rapida sintesi, sarà una stagione di buon livello ma senza grandi sorprese, a parte lo choc iniziale dell’inaugurazione con un’opera in prima assoluta. Ma anche le altre stagioni italiane annunciate finora sono piuttosto tradizionali, come se si volesse così rassicurare gli spettatori stressati e depressi a causa del Covid-19.
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