Jazzfest Berlin 2024: presente, passato, futuro…"and still digging!"
Dal 31 ottobre al 3 novembre la 60a edizione del festival berlinese
Al via tra pochi giorni il Jazzfest di Berlino, che festeggerà quest’anno le 60 candeline: grande attesa per quest’edizione, che non ha però nessuna intenzione di dormire sugli allori, per interrogarsi invece sul passato e proiettarsi nel presente, intravedendo così le possibili direzioni del jazz contemporaneo negli anni a venire.
Un intento che si manifesta anche nel laboratorio di ricerca “Jazzfest Research Lab” che affiancherà quest’anno il cartellone concertistico, l’1 e il 2 novembre: per esplorare i ricchissimi archivi del festival – sessant’anni di musica intrecciata alla storia della città, della Germania e dell’Europa, arrivando, come ben sanno gli affezionati del Jazzfest, al di là dell’Atlantico e non solo – assieme a studiosi e studenti impegnati da più di un anno in questa ricerca. Se ne discuterà in una serie di incontri alla Haus der Berliner Festspiele, sede principale del festival, accanto ad interviste a musicisti, proiezioni di documentari e concerti, e mostre fotografiche.
Una preziosa occasione di approfondimento che si offre così a complemento di un fittissimo cartellone i cui assi portanti, come ormai felice consuetudine, sono l’incontro con i ‘grandi padri’ del jazz e dell’avanguardia storica – George Lewis con un discorso inaugurale in apertura di festival, Joachim Kuhn e il suo French Trio, Joe McPhee con Decoy, il Trio Tapestry di Joe Lovano e l’inossidabile Sun Ra Arkestra – e lo sguardo verso le nuove tendenze, tra ‘giovani’ leoni del jazz europeo e statunitense, nei club A-Trane e Quasimodo (il nuovo quartetto di Mariam Rezaei con Rasmussen, Köenig e Mitelli, o, ancora, l’argentina Camila Nebbia e la statunitense Lakecia Benjamin) e artisti consolidati di cui seguire con attenzione le traiettorie. Come il duo Hawkins/Sofia Jernberg, Sylvie Courvoisier, il nuovo sestetto della batterista Sun-Mi Hong, il Kris Davis trio, e poi Darius Jones con “fLuXkit Vancouver” e Otomo Yoshihide con la sua “Special Big Band”, entrambi in prima europea.
Non mancheranno infine le interazioni con il quartiere che ospita il Jazzfest, avviate già l’anno scorso: numerosi gli eventi del “Community Lab Moabit” con la partecipazione di residenti di ogni età, e una grande festa finale assieme a musicisti presenti al festival: per attingere una volta di più a quella dimensione egalitaria e comunitaria che da sempre contraddistingue il jazz, e che pare attraversare come un filo rosso questa promettente edizione del Jazzfest Berlin.
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