Il futuro dei Turchini

La nuova Cappella Neapolitana di Antonio Florio

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Il dialogo interiore di trent'anni di attività con la musica antica, barocca e con Napoli ha condotto il Maestro Antonio Florio al cambio del nome per il suo ensemble, che ha fatto – e lo diciamo in senso letterale, senza alcuna enfasi – la storia della prassi esecutiva del barocco musicale napoletano. Proseguendo sulla strada già intrapresa con la Cappella della Pietà deʼ Turchini fondata nel 1987, Florio viene ancora più a contatto, tramite la nuova denominazione Cappella Neapolitana, con l'infinita varietà e importanza accademica non solo di autori della scuola napoletana (Sabino, Salvatore, Netti, Caresana, Veneziano, Leo, Jommelli, Vinci, Latilla, Paisiello, Provenzale) giustamente rimarcata dallo studioso Dinko Fabris nella conferenza stampa di sabato scorso a Napoli presso Domus Ars, ma anche di registri artistici di elevata raffinatezza musicale.
Per il barocco musicale napoletano Florio è un punto di riferimento artistico, con quaranta incisioni discografiche, nel quale si mescolano tono alto e popolare, temi religiosi e profani, mondi musicali che dovrebbero portare a riscrivere la storia della musica occidentale almeno fino a Mozart, e che esprimono, come ha evidenziato Tommaso Rossi, membro dell'ensemble storico di Florio, l'identità originaria dell'essenza napoletana contemporanea. Continuare con un nuovo nome all'insegna dello stesso spirito è un atteggiamento filosofico che non porta certo a dimenticare quanto le amministrazioni locali da un lato, e i rapporti di fiducia dall'altro, rimangano problemi non facili da superare. [Salvatore Morra]

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