Gustav Leonhardt (1928-2012)

La scomparsa del grande clavicembalista

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Poche settimane fa, durante la celebrazione del Memorial in ricordo di Bruce Haynes e per i 40 anni della creazione della STIMU, associazione che unisce in Olanda musicologi ed esecutori di musica antica, si era avvertita fortemente la mancanza di Gustav Leonhardt pochi giorni prima della sua scomparsa, avvenuta poi il 16 gennaio scorso all'età di 83 anni. Era uno degli ultimi pionieri della musica antica che negli ultimi sessant'anni hanno cambiato la maniera di concepire l'esecuzione delle musiche del passato. Nato nel 1928 nell'Olanda settentrionale, aveva avviato gli studi musicali nel suo paese, perfezionandosi quindi in clavicembalo e organo alla Schola Cantorum di Basilea - già allora templio della riscoperta della musica antica con strumenti storici - e poi alla Musik Akademie di Vienna dove, dal 1952, cominciò la sua lunga carriera di insegnante. Nel 1952 fu nominato docente di clavicembalo ad Amsterdam e nel 1969 all'Università di Harvard. Il suo approfondimento culturale dei repertori pre-classici lo convinse ad un approccio storico e musicologico che ha sempre contraddistinto la sua ricerca del suono antico. Oltre che come solista di clavicembalo (veri monumenti perenni di riferimento sono alcune sue registrazioni, sia vecchie che recentissime, come le Variazioni Goldberg). La svolta venne con la creazione nel 1954 del Leonhardt Consort (inizialmente chiamato "Baroque Ensemble") con cui registra soprattutto musiche di Bach fino alla suprema fatica, condivisa con Nikolaus Harnoncourt, della prima integrale delle Bach Kantaten con prassi e strumenti storici, per Teldek, avviata nel 1971 e completata soltanto nel 1990. La lista dei suoi allievi comprende praticamente tutti i grandi clavicembalisti del nostro tempo, che ne hanno continuato la missione: da Alan Curtis a Tom Koopman, e poi Bob van Asperen, Christophe Rousset, Skip Sempé, Christopher Hogwood, Pierre Hantaï, e cosi via. Anche molti dei tastieristi italiani della nuova generazione si sono formati con Leonhardt, frequentando i suoi corsi ad Amsterdam oppure seminari condotti spesso in Italia con il suo fraterno amico Luigi Ferdinando Tagliavini. Proprio insieme avevo conosciuto Leonhardt a Ferrara nel 1983 in occasione delle Celebrazioni Frescobaldiane e avevo scoperto la sua cortesia ed apertura "curiosa" alle più sofisticate questioni musicologiche come alla più semplice vita conviviale: totalmente diverso dall'immagine che i diversi concerti cui avevo già assistito in precedenza mi avevano suggerito, per la quasi inumana perfezione della sua prodigiosa tecnica esecutiva. Giustamente era stato definito il "gentiluomo della tastiera", per la nobile "sprezzatura" sempre dimostrata nei concerti e negli incontri pubblici. Nessun territorio della cosiddetta "musica barocca" gli era sconosciuto, dai repertori strumentali solistici tedesco, francese, italiano o inglese, sia nel campo della musica vocale. Ma indubbiamente per tutti rimarrà l'interprete più raffinato di Johann Sebastian Bach, al quale era legato in maniera indissolubile. (Dinko Fabris)

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