Festival del Maggio tra mito e miti
Presentata l’edizione 2022 del Festival del Maggio Musicale Fiorentino, molto ricca, tra rarità, preziosità, grande repertorio, e spolverìo di divini e divine
E' dedicata al tema prevalente del mito, ma con qualche incursione extra, l’edizione n. 84 del festival del Maggio Musicale Fiorentino. Un'edizione particolarmente estesa nel tempo (inizia il 12 aprile, finisce il 14 luglio), e, diremmo, di alto profilo sul piano dell’offerta, che vede ben sei produzioni operistiche e una ricca proposta sinfonica. Un’edizione, insomma, che da un lato torna ad allinearsi alla vocazione tradizionale del festival fiorentino per le riscoperte e le rarità, dall’altro aggiunge il condimento di una spolverata divistica di voci di richiamo come Florez, l’intramontabile Domingo, Jessica Pratt.
Questo Maggio 2022 non potrà avvalersi della sala principale da duemila posti, chiusa per gli auspicati completamenti e migliorie, e si giostrerà fra il nuovissimo auditorium da mille posti (che già in questi giorni sta ospitando una produzione lirica in forma scenica, Lo sposo di due e marito di nessuna di Luigi Cherubini) e il nobile e antico teatro della Pergola, in centro.
Il titolo inaugurale, dal 12 al 23 aprile, è Orphée et Eurydice, la versione francese in forma di tragédie lyrique, mai proposta a Firenze, del capolavoro di Gluck, sul podio Daniele Gatti che assume ufficialmente il ruolo di direttore principale del Teatro del Maggio (mentre Zubin Mehta resta come direttore emerito), la regìa di Pierre Audi, un notevole terzetto protagonista, Juan Francisco Gatell, Orfeo, Anna Prohaska, Euridice, e, come Amore, Sara Blanch, la rivelazione di questi giorni nell’opera di Cherubini. I ballabili saranno eseguiti da danzatori provenienti dall’Accademia del Teatro alla Scala.
Non dal mito classico ma da Shakespeare arriva il secondo titolo, Roméo et Juliette di Gounod che curiosamente non era mai stato dato su queste scene (27 aprile – 8 maggio), sul podio Henrik Nanasi, regìa di Frederic-Wake Walker, protagonisti Juan Diego Florez, proprio lui, e Valentina Nafornita.
Ci si trasferisce alla Pergola per la ripresa delle Nozze di Figaro (dal 10 al 20 maggio) nell’intramontabile spettacolo firmato da Jonathan Miller e con Zubin Mehta sul podio, nel cast segnaliamo almeno la Susanna di Benedetta Torre già apparsa recentemente al Teatro del Maggio in Così Fan Tutte (Despina) e Lo sposo di due e marito di nessuna.
Si torna in auditorium per la quarta opera in cartellone, anche questa mai eseguita a Firenze, un Verdi 1844, I due Foscari (dal 22 maggio al 3 giugno) diretti da Carlo Rizzi e con un’altra grande firma registica, Grischa Asagaroff. E qui il mito si chiama Placido Domingo che sarà Francesco Foscari, con Jonathan Tetelman e Ailyn Perez a completare il triangolo nei panni di Foscari jr e Lucrezia.
Ariandne auf Naxos di Richard Strauss è il quinto titolo, e qui abbiamo la rilettura ironica del mito classico congiunta ai sapori della Commedia dell’Arte. Sarà alla Pergola (dal 7 al 18 giugno) con Daniele Gatti sul podio e la regìa di Matthias Hartmann. Nel cast segnaliamo almeno Krassimira Stoyanova come Arianna, Jessica Pratt come Zerbinetta, ruolo che ha già cantato a Martina Franca ma nella versione in italiano e debutta qui nella versione originale, e, nel foltissimo cast, è da ricordare il cameo del sovrintendente Alexander Pereira che riserva per sé, come è solito fare, il ruolo parlato del Maggiordomo.
Ultima ma importante produzione, ancora ispirata al mito, Acis et Galatée di Jean-Baptiste Lully, in auditorium dal 4 all’11 luglio con la direzione di Federico Maria Sardelli, tra gli interpreti Jean François Lombard, Luigi De Donato, Francesca Lombardi Mazzulli. Una scelta da applaudire, giacché Jean-Baptiste Lully, nato Giambattista Lulli, si è eseguito finora assai poco nella città che gli ha dato i natali.
E’ però da aggiungere a questi sei un altro titolo, Ayda, ispirato ovviamente all’Aida verdiana (dal 4 al 9 giugno), un nuovo parto del progetto curato da Manu Lalli che da anni coinvolge i bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie di Firenze in riscritture e riletture ispirate alle opere più famose. La notizia importante è che sarà nella grande cavea esterna (sopra il teatro) che avrebbe dovuto rappresentare un punto di forza di questo teatro per la programmazione estiva e che invece, finora, è stata utilizzata pochissimo.
Nel calendario sinfonico, dieci concerti appunto fra mito, fiaba, amore, sono Stravinskij e Shakespeare a fare la parte del leone, con il primo concerto diretto da Gatti che propone fra l’altro il raro melologo stravinskijano Perséphone (26 aprile), affronta nel secondo (17 giugno) anche una sintesi del Roméo et Juliette di Berlioz, e nel terzo (30 giugno) torna a Stravinskij con l’Oedipus Rex in forma di concerto, con la voce recitante di Massimo Popolizio, Aj Glueckert, Judit Kutasi e Alex Esposito come Edipo, Giocasta e Creonte. Ma le fiabe, le suggestioni, i miti sono tanti, e sono disseminati anche nei concerti dell’Orchestra Filarmonica Nazionale di Russia diretta da Vladimir Spivakov (28 aprile, con, fra l’altro, pagine dallo Zar Saltan di Rimskij-Korsakov, e dai pezzi di Caikovskij e Prokof’ev ispirati a Romeo e Giulietta), Myung-Whun Chung che guarda all’Ellade secondo Debussy e Ravel (22 giugno), Manfred Honeck (7 luglio) che presenta tra le altre cose una suite di sua creazione dall’Elektra di Strauss, mentre il direttore emerito Zubin Mehta, nei suoi quattro concerti, 29 aprile, 29 maggio, 13 luglio, 14 luglio, si dedica a Mahler (la Prima), Strauss (Così parlò Zarathustra), Mozart, Beethoven (la Nona, il 13 nella cavea), chiudendo lui, da direttore emerito, il festival, con le beethoveniane Creature di Prometeo, le Variazioni su tema rococò di Cajkovskij, solista Antonio Meneses, e ancora Beethoven, la Quarta.
Nel corso e a margine della conferenza stampa, si è parlato dei prezzi dei biglietti, troppo alti per Firenze nel parere più corrente, difesi da Pereira come sostanzialmente allineati con il resto dell’Italia, mentre Dario Nardella, sindaco di Firenze e, come tale, presidente del consiglio d’indirizzo della Fondazione, ha portato a paragone i prezzi altrettanto e più alti dei biglietti per vedere la Fiorentina alla stadio, e ha asserito, in nome del ben noto “benaltrismo”, che il problema è piuttosto la scarsa e inefficace educazione musicale nella scuola italiana. Il che, detto così, è una generalizzazione bella e buona.
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