Fedelculture analizza il 2013
Quali strategie per sconfiggere la crisi?
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La presentazione alla Camera dei Deputati del Rapporto Annuale Federculture 2013 è stata una rinnovata occasione per riflettere sul significato dei dati negativi provenienti dal settore culturale nonché sulle possibili strategie per uscire da una crisi che mette a rischio il futuro di questo paese. Nell'aprire l'incontro l'on. Laura Boldrini, Presidente della Camera, ha sottolineato la necessità di scelte coraggiose, consapevoli del fatto che «la conoscenza va intesa come sviluppo sociale» e che «la cultura è un dato essenziale per una società più libera, la cultura è senso critico, dunque una società che si basa sulla cultura è una società più giusta ma è anche più prospera». Nella sua dettagliata relazione Roberto Grossi, Presidente di Federculture, ha ricordato che "«a cultura serve a tutti, se la sfida è considerarla un bene comune questo vuol dire che deve servire alla qualità della vita dei cittadini e alla competitività del territorio». Ha inoltre auspicato un nuovo sistema di gestione, di progettazione, di investimenti per invertire la rotta sul tema della cultura, perché non è possibile uscire dal tunnel della crisi senza utilizzare questo patrimonio secolare che contraddistingue l'Italia.
Estremamente interessanti alcuni punti emersi durante i successivi interventi. Se Piero Fassino, Sindaco di Torino e Presidente dell'ANCI, ha evidenziato come «la cultura sia fattore decisivo anche per la capacità attrattiva di un territorio», capacità che poi si espande in mille direzioni, anche oltre la stessa industria culturale, con molta schiettezza Stefano Rodotà ha denunciato come la celebre frase «con la cultura non si mangia» contenga anche un fastidio nei confronti della cultura come luogo del sapere, essendo chiaro che la depressione delle sedi dove si produce sapere critico non è casuale, bensì l'esito di una strategia. Dall'intervento di Gianluca Comin, Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione Enel, nel sollecitare la politica a scegliere un numero ristretto di progetti, evitando di disperdere in mille rivoli le sinergie tra pubblico e privato, è arrivata la raccomandazione a non confondere tra mecenatismo e intervento dei privati, dovendo l'impresa sempre rispondere ai propri azionisti in merito alle scelte di sostegno a iniziative culturali. Ma d'altro canto Claudia Ferrazzi, Segretario Generale dell'Accademia di Francia, ha portato la significativa testimonianza proveniente d'oltralpe, dove a dieci anni dall'entrata in vigore della legge sul mecenatismo, è ormai accettato da tutti il fatto che quest'ultimo sia rappresentato prevalentemente da pura generosità e che solo per un quarto si possa sperare in un ritorno d'immagine in favore del privato che interviene a sostegno della cultura.
Tante idee, suggerimenti e progetti, su cui riflettere, ora resta da vedere quali azioni tangibili potranno seguire, in un paese che è stanco anche di tanti proclami e attende cambiamenti che si riflettano nella vita reale dei cittadini.
Giorgio Cerasoli
Giorgio Cerasoli
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