Eötvös politicamente scorretto
Polemiche razziali in Gran Bretagna per Il drago d’oro prodotto dal Music Theatre Wales
Molto probabilmente il pubblico londinese non potrà assistere all’opera di Péter Eötvös Il drago d’oro, andata in scena per la prima volta a Francoforte nel giugno del 2014, per il rifiuto dei responsabili dell’Empire, una sala nel sobborgo di Hackney nel nord-est londinese, di accogliere la produzione curata dal Music Theatre Wales il prossimo 31 ottobre. Il motivo? «Il dibattito sollevato dalla presenza di un cast non-asiatico nel “Drago d’oro” compromettono l’impegno e la posizione dell’Empire nei confronti della diversità e dell’accessibilità nell’industria teatrale e pertanto si è presa la decisione di cancellare la rappresentazione in programma il 31 ottobre», come da comunicato ufficiale.
L’opera di Péter Eötvös, tratta da un testo teatrale del drammaturgo tedesco Roland Schimmelpfennig anche autore del libretto, è ambientata in un ristorante cinese, il Drago d’oro del titolo, e prevede un cast di cinque interpreti vocali impegnati in una molteplicità di ruoli fra cui quelli di una madre cinese, una zia e uno zio cinesi, un vecchio asiatico e un asiatico (qui trovate la recensione della prima assoluta).
Benché il realismo non sia una caratteristica del testo, che si inserisce piuttosto in una tendenza post-brechtiana popolare nel teatro tedesco contemporaneo, la decisione del Music Theatre Wales di impiegare solo interpreti “bianchi caucasici” ha provocato la forte reazione della folta comunità britannica di origine asiatica. Kumiko Mendl, responsabile artistica dello Yellow Earth Theatre e molto impegnata a sostegno di interpreti britannici originari dell’estremo Oriente, si è detta irritata e sconvolta per la scelta del Music Theatre Wales, affermando:
«Ovviamente si tratta del mondo dell’opera, che è notoriamente poco aperto alla diversità, ma questo lavoro avrebbe rappresentato una fantastica opportunità per aprirsi a cantanti diversi, in particolare a quelli provenienti dall’estremo Oriente. Non ha senso che si scelga un cast interamente caucasico, specialmente quando si tratta di nazionalità, etnie e di immigrazione. Non si può dire che l’esperienza di migrante sia riservata ai bianchi: non ha alcun senso». La Mendl, inoltre, ha aggiunto: «Personalmente conosco cantanti d’opera originari dell’estremo Oriente che sarebbero stati perfetti per quei ruoli e molto felici di lavorare in una compagnia con quella reputazione».
Dal canto suo il Music Theatre Wales, compagnia di punta nella produzione di opera contemporanea nel Regno Unito (dalla fondazione nel 1988 la compagnia ha prodotto oltre 30 produzioni, fra cui 15 prime assolute) ammette «errori di valutazione» e si assume interamente la responsabilità di «non aver riflettuto in maniera più approfondita sulle implicazioni di una tale produzione», ovviamente difendendo gli interpreti del Drago d’oro da qualsiasi rimprovero. Pur riconoscendo valore alle critiche ricevute e impegnandosi a far tesoro delle critiche ricevute e «incorporandole in tutto ciò che facciamo», la compagnia esclude di ritirare dalla circolazione la produzione dell’opera di Eötvös e, dopo le tappe allo Sherman Theatre di Cardiff e a Birmingham, conferma quella in programma il prossimo 18 ottobre al Bangor's Pontio Centre di Gwynedd poiché «il pubblico dovrebbe avere l’opportunità di vedere quest’opera moderna e formarsi un proprio gudizio».
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