Bologna riparte da Fanciulla del West
Importanti debutti di titoli mai rappresentati in città (o quasi) e di artisti per la prima volta al Teatro Comunale, nell’anno di possibili cambiamenti gestionali
Sarà la terza stagione lirica del Teatro Comunale di Bologna decentrata nella zona fieristica, in quella struttura industriale denominata Comunale Nouveau distribuita su uno spazio di 3.500 m2 che dal febbraio 2023 ospita con successo gli spettacoli operistici, in attesa di ritornare nella sala storica di Piazza Verdi (a ottobre 2026), quando sarà ultimato l’intervento sulle infrastrutture per renderla più funzionale. Come sottolineato dalla vicesindaca Emily Clancy in apertura di conferenza stampa, a un anno e mezzo dal trasferimento, può ben dirsi che il temuto calo di pubblico non vi sia stato, ma piuttosto un ricambio generazionale: gli under 30 hanno superato in quantità gli over 65 e la biglietteria segnala una media di presenze dell’85% sui 1008 posti disponibili, con punte del 97% nel recente Don Giovanni: numeri che, trasferiti sulla più ristretta sala storica del Bibiena, significherebbero un sold out diffuso. Tali circostanze rinforzano dunque la recente politica del Teatro, di programmare cioè opere inconsuete per i frequentatori abituali accanto al grande repertorio capace d’incuriosire il neofita per il solo titolo.
Una rarità è di fatto La fanciulla del West, assente in città dal 1989, scelta come opera inaugurale (24 gennaio 2025), a conclusione dell’anno pucciniano: Carmen Giannattasio, Angelo Villari e Claudio Sgura guidati da Riccardo Frizza e nuova produzione di Paul Curran. Seguirà Lucia di Lammermoor (20 febbraio) nell’allestimento del Festival Donizetti di Bergamo, con Jessica Pratt, Giovanni Sala e Lucas Maechem diretti da Daniel Oren. Da Parma giunge invece l’allestimento di Un ballo in maschera, che offrirà l’occasione per due importanti debutti bolognesi: Anastasia Bartoli e Amartuvshin Enkbath, affiancati dal veterano Fabio Sartori (ancora con Frizza sul podio). Sarà invece tutto nuovo il Così fan tutte che chiuderà (25 maggio) la Trilogia mozartiana affidata alla coppia Martijn Dendievel e Alessandro Talevi (con Mariangela Sicilia, Francesca Di Sauro, Marco Ciaponi, Nahuel Di Pierro), in attesa di riproporla poi integralmente nella sala storica alla sua riapertura.
È questa la caratteristica degli allestimenti commissionati dal Teatro negli ultimi mesi: scenografie modulari, adattabili all’anomalo palcoscenico del Comunale Nouveau (una sorta di cinemascope largo e basso, con un’altezza utile di appena m. 5,80 contro la decina di metri di un teatro normale), ma anche facilmente estendibili verso l’alto per essere poi riutilizzati nel vecchio Comunale o condivisi con altre città. L’alternativa è l’opera in forma di concerto, sempre poco praticata a Bologna, ma che negli ultimi anni ha visto un suo rilancio, nel centralissimo Auditorium Manzoni, per promuovere progetti particolari, com’è ora L’anello del nibelungo affidato alla direttrice musicale Oksana Lyniv: dopo L’oro del Reno dello scorso mese e La valchiria programmata per questo ottobre, la Tetralogia wagneriana si concluderà nel 2025 con Sigfrido (13 giugno) e Il crepuscolo degli dei (24 ottobre), due titoli assenti in città dagli anni ’90 del secolo scorso. Fra i cantanti, spicca in entrambi il nome di Claudio Otelli, già stupefacente Alberico nell’Oro del Reno.
Si tratterà invece di un debutto assoluto per Candide di Bernstein (4 luglio), il titolo più “moderno” presente nella prossima stagione bolognese: regia di Renato Zanella, in coproduzione col Teatro Verdi di Trieste, e sul podio uno specialista del genere come Kevin Rhodes. Quasi una novità assoluta anche per l’opera-oratorio Oedipus Rex di Stravinskij (7 ottobre), rappresentato a Bologna una sola volta, nel 1968: Gabriele Lavia ne sarà regista e voce recitante, mentre per Oksana Lyniv potrebbe trattarsi dell’ultima produzione operistica a Bologna, essendo il suo contratto come direttrice musicale in scadenza alla fine di questo 2024.
Il cartellone 2025 si concluderà con due riprese dal grande repertorio: l’ormai storica Bohème firmata Graham Vick (23 novembre), con la bacchetta di Martijn Dendievel e il debutto a Bologna di Juliana Grigoryan quale Mimì (a fianco di Stefan Pop, Giuliana Gianfaldoni e Davide Luciano), nonché il Barbiere di Siviglia (19 dicembre) nell’allestimento di Federico Grazzini, con la direzione di Renato Palumbo e Nicola Alaimo protagonista.
In totale dieci titoli ben diversificati nell’arco del cosiddetto “secolo lungo”, con tanti interpreti ottimali sulla carta, mentre continua ad essere assente – e per una serie di motivi anche comprensibili – tutto quanto precede Mozart: speriamo dunque che il prossimo ritorno alla sala settecentesca sia anche l’occasione per avviare un significativo progetto sull’opera barocca (l’ultimo titolo di Händel rappresentato a Bologna è il Giulio Cesare del 2003, né mai si è vista al Comunale un’opera di Vivaldi).
Alla solidità della nuova stagione, si affianca l’incertezza sulla governance del Comunale nei prossimi mesi: non solo è in scadenza il mandato di Oksana Lyniv come direttrice musicale del Teatro (fine dicembre 2024), ma anche quello del Consiglio d’Indirizzo con i vari organi ad esso legati (inizio marzo 2025), tra cui la Sovrintendenza di Fulvio Macciardi, che funge anche da direttore artistico. In qualità di presidente dell’Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche, Macciardi ha ricordato al termine della conferenza stampa che una serie di circostanze porterà ben otto istituzioni liriche su dodici a trovarsi nella medesima situazione di fine mandato gestionale durante il primo semestre del prossimo anno; e potrebbe trattarsi di un rinnovamento epocale, stante il nuovo Codice dello Spettacolo di prossima emanazione, che azzererà la legislazione esistente per avviare i nostri teatri verso differenti modalità operative.
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