Nazar nella zona demilitarizzata

La diaspora angolana ha prodotto un altro peso massimo: Demilitarize è il nuovo album di Nazar, fra narrazione di sé ed elettronica

Nazar
Disco
pop
Nazar
Demilitarize
Hyperdub
2025

A cinque anni di distanza dal suo fulminante esordio, Nazar torna, sempre su etichetta Hyperdub, con Demilitarize; cinque anni, come vedremo, piuttosto intensi che ci restituiscono un musicista per molti aspetti diverso.

– Leggi anche: Nazar, Burial combatte in Angola

Una DMZ (zona demilitarizzata) è una rete perimetrale che protegge la LAN (rete locale) interna di un'organizzazione dal traffico non attendibile. La DMZ indica comunemente una sottorete che si trova tra la rete Internet pubblica e le reti private. Essa espone i servizi rivolti all'esterno alle reti non attendibili e aggiunge un ulteriore livello di sicurezza, per proteggere i dati sensibili archiviati su reti interne, utilizzando firewall per filtrare il traffico.

L’obiettivo finale di una DMZ è consentire a un’organizzazione di accedere a reti non attendibili, tra cui Internet, garantendo al contempo la sicurezza della propria rete privata o LAN. Le organizzazioni in genere archiviano nella DMZ servizi e risorse rivolti all'esterno, nonché server per il sistema dei nomi di dominio (DNS), FTP (File Transfer Protocol), posta, proxy, Voce tramite protocollo Internet (VoIP) e server Web. 

Questi server e risorse sono isolati e dispongono di un accesso limitato alla rete LAN, per garantire che sia possibile accedervi tramite Internet, ma la LAN interna non può farlo. Di conseguenza, un approccio con la DMZ rende più difficile per un hacker ottenere l’accesso diretto ai dati e ai server interni di un’organizzazione tramite Internet.

Se Guerrilla era l’omaggio di Nazar a suo padre, combattente durante la guerra civile scoppiata dopo l’indipendenza che per 27 anni ha insanguinato l’Angola, e il ricordo, ricostruito anche in maniera violenta grazie al suo rough kuduro e field recording, di tale periodo, Demilitarize è per l’appunto una DMZ, un cuscinetto a protezione dei sentimenti più profondi di Nazar, quelli alimentati dalla malattia e da una nuova storia d’amore. 

«Sono pronto a combattere per la sconfitta» - Nazar, “Anticipate”

Per semplificare, se il precedente era un album in cui Nazar parlava della propria famiglia, in questo parla esclusivamente di se stesso.

Nazar ritorna dunque con un album che è molto più intimo e con un suono più seducente rispetto al suo predecessore. Il suono del rough kuduro del disco d’esordio si è come liquefatto. Influenzato in parte dal Covid, che ha colpito il suo sistema immunitario già debilitato scatenando la tubercolosi latente che Nazar si portava dentro dai tempi trascorsi in Angola, e che l’ha lasciato gravemente malato per un anno, e la fioritura di una nuova storia d’amore, Demilitarize è un album che risuona degli stili del mondo sonoro unico di Nazar, ammorbidisce gli spigoli e trasporta l’ascoltatore in una bolla lisergica fatta di sussurri, echi e immagini sfocate. 

«Smilitarizzare. È una forma di auto-protesta, instabilità interna, un me stesso non censurato, le cose sono prive di indirizzo. Reprimere il dolore non significa che passerà» - Nazar, “Open” 

 Come suggerisce il titolo, Nazar depone le armi e al posto del combattimento abbraccia l’amore, il desiderio e l’umanità. L’album contiene un ampio arco narrativo che segue il viaggio di una persona che libera sé stessa grazie alla resa e gli eventi che hanno luogo dopo questo avvenimento con la ricercata e spiazzante “Disarm” come punto di svolta dell’album: dopo un letto di percussioni subacquee e sintetizzatori appena accennati, arriva la chiarezza che prende via via forma trasformando la seconda metà del disco in una nuova configurazione di soul elettrico. 

Demilitarize è il suono di canzoni d’amore per l’età moderna, è il suono di un artista che abbraccia il futuro con la consapevolezza che la doppia botta di una nuova vita e una seria malattia possono causare. 

L’elemento che davvero aiuta a evidenziare questo nuovo atteggiamento è il suono delle parti vocali di Nazar, in parte in inglese e in parte in portoghese: spezzettata, sommersa, stratificata, ribaltata e smorzata, la sua voce agisce come una guida e ci aiuta a entrare in connessione con la musica a un livello emotivo molto più profondo.

 Ci sono stati dei paragoni con Elisabeth Frazer, Arthur Russel e Frank Ocean, e mentre questi sono senz’altro validi, è con il produttore Actress che Nazar ha di più in comune perché entrambi sono capaci di creare i ritmi più eccentrici, più fuori fase, e i loro panorami sonori confusi suonano come usciti veramente dal cuore e non dalla testa. Volendo trovare altre similitudini, viene spontaneo citare il nome di James Blake, soprattutto per il brano iniziale “Core”.

Demilitarize richiede il nostro tempo per darci accesso al suo mondo e l’ascolto ne guadagna se effettuato impiegando le cuffie. È un album pieno d’amore e intelligenza e prova ancora una volta che con Nazar Hyperdub ha un altro artista – dopo l’incomparabile Burial - pronto a diventare uno standard di riferimento per chiunque cerchi di sposare elettronica con emozioni e carnalità. La diaspora angolana, dopo gli artisti che gravitano intorno all’etichetta portoghese Príncipe, ha prodotto un altro peso massimo.

 

«Con questo album introspettivo, non ho cercato di catturare suoni da posti reali per estendere il suo universo come con Guerrilla. Ho voluto renderlo quasi metafisico come se creassi della fantascienza, con il classico anime cyberpunk Ghost In The Shell come ispirazione principale» - Nazar

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