Godspeed You! Black Emperor, la splendida maniera
Luciferian Towers è il nuovo, monumentale disco del collettivo canadese
Difficile dire da che punto lo stile diventi maniera, la buona idea cliché… Certo, nel caso dei canadesi Godspeed You! Black Emperor il rischio è più reale che altrove perché – di fatto – sempre quelli sono gli ingredienti: potenti riff di chitarra, archi morriconiani, ritmiche possenti al servizio di un sinfonismo tanto magniloquente quanto esaltante – di quelli che ti fanno venire voglia di prender la falce portare il martello e sovvertire il neocapitalismo liberista.
Il paratesto dei dischi dei Godspeed You! Black Emperor, in effetti, insiste molto sull’aspetto politico, e anche questo stile di comunicazione è ormai elemento di maniera. Nell’ultimo disco arrivato, Luciferian Towers – sesto di studio sulla lunga durata, terzo dopo la reunion del 2012 – si legge ad esempio:
«Infine e in conclusione, l’LP di Luciferian Tower è stato ispirato dalle seguenti grandi richieste: fine di tutte le invasioni straniere, fine dei confini, completo smantellamento del complesso industriale-prigione, assistenza sanitaria, alloggio, cibo e acqua riconosciuti come diritti umani inalienabili, fine del diritto di parola per gli esperti pezzi di merda che hanno rotto questo mondo».
Ora, è certo che l’ascoltatore più smaliziato inarcherà il sopracciglio di fronte a un furore tanto antagonista da apparire quasi ingenuo – così come il fan più critico ritroverà le stesse cose già lette e ascoltate vent’anni fa (sì, tanto tempo è passato): in effetti, da questo punto di vista Luciferian Tower non sembra aggiungere molto a quanto proclamavano album come F♯ A♯ ∞ o Slow Riot for New Zerø Kanada. Altrettanto vero, però, è che la stessa battaglia anticapitalista che informava i primi lavori dei Godspeed You! Black Emperor è lungi dall’essere vinta (forse, non è nemmeno cominciata). Dunque, più coerenza con se stessi che nostalgia?
L’altro punto è – naturalmente – la musica. Parte della potenza dei Godspeed You! Black Emperor sta nell’aver saputo saldare un post-rock strumentale a un immaginario apocalittico contemporaneo, atto questo veramente politico come poche altre cose hanno saputo essere in musica. Qui, pur nel “nulla di nuovo”, Luciferian Tower è invece il miglior prodotto del trittico post-reunion del gruppo. Meno insistenza su cupi bordoni, meno aria da jam session “ci siamo appena ritrovati suoniamo un po’”, più sinfonismo, più temi memorabili. Esemplare è – da questo punto di vista – l’ultima traccia, la splendida “Anthem for No State”, con alcune atmosfere che rimandano addirittura ai più lirici A Silver Mount Zion (uno dei side project di Godspeed You! Black Emperor) di Horses in the Sky.
Alla fine, Luciferian Tower è sì un disco di maniera, ma di una maniera splendida. Si possono fare bei dischi anche senza essere originali.