Equiknoxx: viva i nerd giamaicani
Cólon Man, il nuovo lavoro di Equiknoxx, collettivo di Kingston che sta sovvertendo le regole della dancehall giamaicana
Si intitola Cólon Man il nuovo lavoro di Equiknoxx, un collettivo di Kingston che sta sovvertendo le regole (sempre che ce ne siano) della dancehall giamaicana.
A metà di luglio dello scorso anno esce un disco, Bird Sound Power, che, anche a causa delle imminenti vacanze, passa pressoché inosservato, per ricomparire a fine anno nelle classifiche di prestigiose riviste quali "Resident Advisor" e "FACT Magazine". Il lavoro è a nome di Equiknoxx, un collettivo che negli anni precedenti ha collaborato con Busy Signal, Beenie Man, Kabaka Pyramid e Rtkal & Shokryme, la cui “B.B.S.” (Biggest Bomboclaat Spliff) è stata un grande successo in Giamaica la scorsa estate. Il particolare che colpisce è che il disco non esce per un’etichetta giamaicana ma per la DDS, la label creata dai Demdike Stare, il duo mancuniano conosciuto per le sue sonorità industrial.
I conti non tornano: cosa c’entra la dancehall giamaicana con la musica industriale di Manchester? Basta essere curiosi, non fermarsi alle etichette, e, così facendo, scoprire che effettivamente ci si trova davanti a uno dei dischi più interessanti dell’anno (anche se composto in larga parte negli anni precedenti): ritmi futuristi, un nuovo approccio alla dancehall e un gusto particolare nel disegnare i suoni. Come già accaduto in passato, la Giamaica è un passo avanti a tutti.
Venerdì 17 novembre e la superstizione è sconfitta: quasi a sorpresa ecco Cólon Man, il secondo segnale sulla lunga durata di Equiknoxx, nuovamente su etichetta DDS. Ma chi sono i componenti del collettivo? Le due menti sono Gavin “Gavsborg” Blair e Jordan “Time Cow” Chung, attorno alle quali ruotano Shanique Marie, Bobby Blackbird e Kemikal Splash. I due boss sono lontanissimi dagli stereotipi della scena dancehall: non bevono, non fumano, non si atteggiano a macho, preferiscono passare il tempo in studio a sperimentare nuove tenologie per creare i loro riddim futuristi. Insomma, due nerd con le idee ben chiare su come uscire dal cul de sac in cui si è infilata la dancehall: per carità, Popcaan, Konshens, Alkaline, Vybz Kartel (anche se dalla prigione dove sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio) continuano a essere i beniamini dei giovani giamaicani, ma la slackness e la ripetitività di ritmi non propriamente memorabili non lasciano ben sperare per il futuro di questo genere. Nei momenti di crisi servono idee nuove e, come successo in passato con Lee “Scratch” Perry e King Tubby, Equinoxx possono davvero rappresentare l’inizio di un movimento, con i loro riddim che contaminano la musica elettronica occidentale e da cui, a loro volta, sono contaminati.
«Nei momenti di crisi servono idee nuove e, come successo in passato con Lee “Scratch” Perry e King Tubby, Equinoxx possono davvero rappresentare l’inizio di un movimento».
Tra il 1910 e il 1914 quasi centomila giamaicani lavorarono alla realizzazione del canale di Panama: furono i primi in assoluto ad andare all’estero a “sperimentare il mondo” e al loro ritorno, con qualche soldo in tasca, si atteggiarono a sapientoni, pavoneggiandosi per le strade dell’isola. Furono ribattezzati "Cólon men”, dal nome della cittadina panamense situata sulla bocca caraibica del Canale. Un titolo ironico quindi, come spesso sono ironici i titoli delle singole canzoni (“Le tue orecchie non sono molto piccole”, “Partecipa a una lotteria, vinci un falafel”, e altri di questo tenore).
I ritmi dancehall sono scarnificati, destrutturati, in alcuni episodi le percussioni creano inquietudine, in altri i ritmi all’apparenza sonnacchiosi sono spezzati da improvvisi rumori e versi di uccelli: Equiknoxx lavora su brandelli di melodia per trasformarli in qualcosa di differente (in “Melodica Badness” la melodica di Addis Pablo, figlio del grande Augustus, è resa irriconoscibile dal trattamento dei nerd di Kingston).
Il mio brano preferito è “Plaintain Porridge”, di cui consiglio l’ascolto notturno in auto, possibilmente ad alto volume e coi bassi pompati. Dispiace che il disco sia chiuso dai due episodi più deboli, lasciando un po’ di amaro in bocca. In ogni caso, come ci informa il comunicato stampa della DDS, questo è un disco che attinge dalla grande tradizione dei produttori giamaicani, cercando una nuova via, senz’altro più concettuale, per l’attuale musica dell’isola.