Courtney Barnett, indie rock sul piedistallo
L'esordio dell'australiana Courtney Barnett sulla lunga distanza: un nuovo talento del rock indipendente
Fra i migliori titoli editi ultimamente in area indipendente merita attenzione più di altri l'album di un'australiana ventiseienne – Courtney Barnett – che già si era fatta notare in passato con un paio di Ep, riuniti poi l'anno scorso in un disco unico. Musicalmente il suo stile rimanda in ugual misura all'indie rock dei primi anni Novanta, e in particolare ai Nirvana (evocati nitidamente in "Pedestrian at Best"), e a un modo "alternativo" d'intendere la canzone d'autore (scegliendo un esempio femminile, diremmo la PJ Harvey degli esordi, seguendo le venature blues di episodi quali "Kim's Caravan" e "Small Poppies"). A fare la differenza, tuttavia, sono i testi: all'apparenza prosaici, riferiti come sono a esperienze di vita quotidiana, in realtà intriganti, grazie a una spontanea immediatezza che suscita empatia al primo ascolto. Ad esempio, a proposito del proprio ruolo: "Non chiedetemi che cosa voglio dire davvero, sono solo un riflesso di ciò che in realtà volete vedere, perciò prendete di me cosa volete" ("Kim's Caravan"). E in termini ancora più espliciti: "Mettetemi su un piedistallo e non farò altro che deludervi" ("Pedestrian at Best"). La combinazione dei due fattori - suono e narrazione - trasmette un senso di autenticità, raro di questi tempi, ed evidenzia un talento ancora grezzo ma senz'altro ragguardevole.