Il mondo dei DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) appare in espansione. Sotto questa sigla si annoverano infatti una serie di problematiche relative allo studio scolastico di alcuni alunni: dislessia, disgrafia, disortografia, disturbo specifico della compitazione, discalculia. È l'annosa questione del riconoscimento di queste affezioni: sono in crescita rispetto al passato oppure prima non eravamo in grado di riconoscerle? Ad ogni modo, si cominicia anche a valutare con serietà le ricadute che simili problematiche possono avere nell'apprendimento della musica.
A questo specifica tematica tenterà di fornire risposte l'incontro "Musica e DSA" che si terrà l'8 e 9 marzo presso il Liceo Musicale "Secco Suardo" di Bergamo. Francesco Chigioni, docente presso lo stesso Liceo, ci ha raccontato l'impaginazione della due giorni e le sue motivazioni didattiche.
Qual è la molla che ha fatto scattare l'organizzazione di "Musica e DSA"?
«Il convegno nasce prima di tutto da esigenze personali. Le posso infatti raccontare un episodio capitatomi nella mia esperienza di docente: avevo un'alunna particolarmente dotata dal punto di vista musicale che però mostrava difficoltà nel tenere in memoria le tonalità di impianto, oppure nello scrivere fisicamente le chiavi all'inizio del rigo. Sino a che non ho capito che era affetta da DSA e mi sono chiesto: "Quanti alunni posso aver liquidato con una certa superficialità come svogliati o poco desiderosi di impegnarsi, e invece magari erano soggetti a disturbi simili?". Di qui la necessità di poter capire ed agire in maniera pratica nella mia attività di insegnante».
Quali sono i propositi della manifestazione?
«Innanzitutto vogliamo fornire un quadro generale su questi disturbi, così poco conosciuti ma già fortunatamente trattati anche nell'ambito della didattica musicale: penso ad esempio alle due classi del Conservatorio di Milano specificamente create per ragazzi con DSA e all'introduzione di strumenti compensativi in sede d'esame. Solo fornendo alcuni strumenti di riconoscimento dei disturbi possiamo aiutare l'insegnante ad indirizzare la propria didattica. In secondo luogo stiamo organizzando specifici laboratori divisi in base all'età degli alunni, anche in questo caso per dare un taglio ad hoc che possa essere realmente utile ai singoli docenti».
Il riconoscimento dei DSA varia in base all'età dei ragazzi.
«Dalle informazioni che ho acquisito sinora so di una fase latente del problema che può rimanere tale sino ai sette anni. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, il bambino che ha manifestato probabili sintomi di DSA tende a confermarsi come effettivamente affetto da DSA in età più avanzata. Per questo uno dei laboratori è dedicato all'infanzia, un periodo delicato dove già ci si può formare un'idea del bambino, arrivando preparati alla manifestazione dell'affezione. Tenga anche conto che l'organizzazione di questi laboratori risponde ad un'esigenza di verticalizzazione dell'insegnamento, una delle grandi linee guida fornite agli insegnanti negli ultimi anni e che è stato anche il tema di un convegno da noi organizzato quattro anni fa, al quale la due giorni sui DSA idealmente si riallaccia».
Come spesso accade nella scuola italiana, insomma, non si devono aspettare iniziative coordinate ma basarsi sulle proprie idee ed energie.
«Sicuramente. Ma lamentarsi serve a poco: se c'è un problema, meglio cercare di affrontarlo contando sulle proprie risorse, invece di aspettare che succeda qualcosa. La generosa adesione dei docenti al convegno la dice lunga sulla necessità di affrontare organicamente l'argomento».
A questo specifica tematica tenterà di fornire risposte l'incontro "Musica e DSA" che si terrà l'8 e 9 marzo presso il Liceo Musicale "Secco Suardo" di Bergamo. Francesco Chigioni, docente presso lo stesso Liceo, ci ha raccontato l'impaginazione della due giorni e le sue motivazioni didattiche.
Qual è la molla che ha fatto scattare l'organizzazione di "Musica e DSA"?
«Il convegno nasce prima di tutto da esigenze personali. Le posso infatti raccontare un episodio capitatomi nella mia esperienza di docente: avevo un'alunna particolarmente dotata dal punto di vista musicale che però mostrava difficoltà nel tenere in memoria le tonalità di impianto, oppure nello scrivere fisicamente le chiavi all'inizio del rigo. Sino a che non ho capito che era affetta da DSA e mi sono chiesto: "Quanti alunni posso aver liquidato con una certa superficialità come svogliati o poco desiderosi di impegnarsi, e invece magari erano soggetti a disturbi simili?". Di qui la necessità di poter capire ed agire in maniera pratica nella mia attività di insegnante».
Quali sono i propositi della manifestazione?
«Innanzitutto vogliamo fornire un quadro generale su questi disturbi, così poco conosciuti ma già fortunatamente trattati anche nell'ambito della didattica musicale: penso ad esempio alle due classi del Conservatorio di Milano specificamente create per ragazzi con DSA e all'introduzione di strumenti compensativi in sede d'esame. Solo fornendo alcuni strumenti di riconoscimento dei disturbi possiamo aiutare l'insegnante ad indirizzare la propria didattica. In secondo luogo stiamo organizzando specifici laboratori divisi in base all'età degli alunni, anche in questo caso per dare un taglio ad hoc che possa essere realmente utile ai singoli docenti».
Il riconoscimento dei DSA varia in base all'età dei ragazzi.
«Dalle informazioni che ho acquisito sinora so di una fase latente del problema che può rimanere tale sino ai sette anni. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, il bambino che ha manifestato probabili sintomi di DSA tende a confermarsi come effettivamente affetto da DSA in età più avanzata. Per questo uno dei laboratori è dedicato all'infanzia, un periodo delicato dove già ci si può formare un'idea del bambino, arrivando preparati alla manifestazione dell'affezione. Tenga anche conto che l'organizzazione di questi laboratori risponde ad un'esigenza di verticalizzazione dell'insegnamento, una delle grandi linee guida fornite agli insegnanti negli ultimi anni e che è stato anche il tema di un convegno da noi organizzato quattro anni fa, al quale la due giorni sui DSA idealmente si riallaccia».
Come spesso accade nella scuola italiana, insomma, non si devono aspettare iniziative coordinate ma basarsi sulle proprie idee ed energie.
«Sicuramente. Ma lamentarsi serve a poco: se c'è un problema, meglio cercare di affrontarlo contando sulle proprie risorse, invece di aspettare che succeda qualcosa. La generosa adesione dei docenti al convegno la dice lunga sulla necessità di affrontare organicamente l'argomento».