Ravenna Festival per l’Anno Giubilare 2025

Il 27 giugno il Concerto del Giubileo offre musiche di Bach, Vivaldi, Wagner, Elgar, oltre una prima assoluta di Leonardo Marino, che abbiamo intervistato

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, direttore Hossein Pishkar (foto Zani-Casadio)
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, direttore Hossein Pishkar (foto Zani-Casadio)
Articolo
classica

Significativa diramazione del progetto Cantare amantis est, il Concerto del Giubileo di Ravenna Festival intende idealmente raccordare l’occasione rappresentata dall’anno giubilare con le parole di Sant’Agostino che hanno donato il titolo allo stesso progetto. In questo frangente, lo sguardo è rivolto all’afflato più spirituale che innerva un panorama musicale che unisce la voce umana, il segno classico apportato dalla compagine orchestrale e l’antica e religiosa nobiltà simboleggiata da uno strumento come l’organo.

Duomo di Ravenna
Duomo di Ravenna

Un insieme di rimandi che, in occasione del concerto ospitato venerdì 27 giugno nella Basilica Metropolitana di Ravenna, vengono declinati attraverso la presenza dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da Hossein Pishkar, Andrea Berardi all’organo e un coro di voci bianche (Saimon Sula, Gloria Pellegrino, Giada Focaccia, Matilde Legnaro Resca, Elena Dell’Erba, Livia Rigotti) preparato da Elisabetta Agostini. Il percorso musicale prevede la Fuga in Si minore su tema di Corelli BWV 579 di Johann Sebastian Bach, la Sinfonia in si minore per archi e basso continuo “Al Santo Sepolcro” RV 169 di Antonio Vivaldi, la Fuga (Ricercata N. 2) a sei voci da Das Musikalische Opfer BWV 1079/5 sempre di J.S. Bach nella trascrizione per orchestra di Anton Webern, Karfreitagszauber (“Incantesimo del Venerdì Santo”) dal Parsifal di Richard Wagner, oltre a Sursum corda op. 11 per archi, ottoni, timpani e organo di Edward Elgar.

Leonardo Marino
Leonardo Marino

Completa il programma il brano Madre, Speranza, Madre per voci bianche, organo e orchestra d’archi di Leonardo Marino, qui proposto in prima esecuzione assoluta grazie a una commissione del Ravenna Festival. In occasione di questa “prima” abbiamo rivolto alcune domande allo stesso Marino, compositore siciliano di stanza a Milano, con esperienze sia nella musica classica sia nel jazz e con diversi premi, commissioni ed esecuzioni nazionali e internazionali all’attivo.

Com’è nata questa commissione da parte di Ravenna Festival e come si colloca nell’ambito del progetto Cantare amantis est?

«La commissione è nata da un’idea del Ravenna Festival: inserire un brano di musica nuova all’interno di un programma che rappresenta un crocevia tra passato e futuro. In questo contesto, il mio brano cerca di dialogare a distanza con la tradizione, nella speranza di creare un legame che possa apparire vivo e fertile. Nel progetto Cantare amantis est, il canto è l’elemento cardine. Lo è stato anche nella magnifica esperienza diretta dal Maestro Muti con un coro di oltre tremila persone, alla quale ho avuto l’onore di partecipare e che mi ha lasciato profondamente colpito. In questo nuovo lavoro, il canto rimane centrale, anche se affidato a un piccolo nucleo: le voci bianche. Un nucleo piccolo, ma potente. Perché cosa può essere più potente, più carico di speranza, di un gruppo di bambini e ragazzi che cantano insieme?»

Riccardo Muti – Cantare amantis est (foto Silvia Lelli)
Riccardo Muti – Cantare amantis est (foto Silvia Lelli)

Com’è stato scelto l’organico costituito da voci bianche, archi e organo?

«La scelta dell’organico è nata da una proposta della direzione artistica, che ho accolto con grande entusiasmo. Si tratta di una combinazione estremamente suggestiva: l’organo, con la sua ricchezza timbrica pressoché infinita, si fonde con naturalezza con l’orchestra d’archi. Le voci bianche però mi hanno davvero stregato. Non avevo mai scritto prima per questo tipo di vocalità, pur essendone da sempre affascinato. Mi affascina il loro portato simbolico e immaginativo, così come la qualità sonora: diafana, diretta, esplicita. Con le voci bianche non ci si può nascondere: è necessario affrontare di petto la semplicità».

Il testo è tratto dal Laudario di Cortona: qual è il motivo di questa scelta?

«La prima intuizione è stata quella di dare voce ai bambini permettendo loro di parlare della fonte primaria dell’amore: la Madre. Da qui la scelta di attingere al Laudario di Cortona, ricchissimo di laude dedicate alla Madonna. In questo contesto, però, la figura di Maria viene interpretata in chiave laica, come archetipo della madre e come espressione della forza originaria della donna. Perché la Madre, prima di tutto, è una Donna. Una Donna che sceglie di essere Madre. Il Laudario di Cortona, oltre alla straordinaria bellezza poetica delle sue laude, rappresenta anche un simbolo storico: è il primo testo in volgare con notazione musicale. Un inizio, una nascita culturale, che porta con sé un senso di speranza. Avvicinarsi a quel primo testo musicale italiano è un po’ come ritrovare i sogni che avevamo da bambini: un ritorno alle radici che può rigenerarci e rinnovare il nostro sguardo sul presente».

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, direttore Hossein Pishkar (foto Zani-Casadio)
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, direttore Hossein Pishkar (foto Zani-Casadio)

Quali sono – se ci sono – i modelli stilistici alla base di questa composizione?

«Non ci sono modelli stilistici dichiarati alla base di questa composizione. Tuttavia, come accade spesso nella mia musica, possono emergere suggestioni provenienti da mondi molto diversi: frammenti di musica popolare, echi di Khachaturian, Brad Mehldau o Penderecki. La musica, per me, è forse il più straordinario esempio di stratificazione culturale – consapevole o inconscia. In quanto compositori, ci nutriamo dei frutti di questo vastissimo universo sonoro, raccogliendo da esso l’energia e il sostentamento necessari per provare a costruire, con umiltà, il nostro piccolo spazio espressivo».

Dettagli e ulteriori informazioni sul Concerto del Giubileo di Ravenna Festival sono disponibili qui.

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