PODCAST | Early Music Stories #111

L'opera che prende in giro se stessa nel tempio della Scala di Milano

L'opera seria (foto di Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala)
L'opera seria (foto di Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala)
Articolo
classica

Avete presente quei quadri nei quali è ritratto un pittore davanti al suo cavalletto con la tavolozza in una mano e il pennello nell’altra, mentre dipinge i suoi soggetti umani ritratti sulla tela alla quale sta lavorando, che si vedono contemporaneamente ed  elegantemente in posa come modelli nella sala o studio in cui l’artista è al lavoro?

È un illusorio gioco di specchi nel quale si rappresenta la rappresentazione, un quadro che è all’interno di un quadro, e che magari se vi è raffigurato anche uno specchio, questo riflette a sua volta le figure e gli oggetti presenti nell’ambiente raffigurato nel quadro.

Aggiungete a tutto questo un intento satirico e immaginate di trasferire su un piano letterario e musicale l’idea del teatro nel teatro in un gioco di allusioni nel quale passato e presente, diacronia e sincronia si confondono e si alimentano l’una con l’altra. È questo che accade nell’opera di Florian Leopold Gassmann che ha un titolo volutamente e maliziosamente ingannevole, L’opera seria, perché sul libretto di Calzabigi è indicato che si tratta di una commedia per musica che venne rappresentata a Vienna nel 1769.

La storia racconta in tre atti il prima, il durante e il dopo dell’allestimento di un’opera che risulterà un fiasco, oscillando tra il registro aulico, pomposo e retorico del dramma per musica e quello arguto, ammiccante e colloquiale dell’opera buffa, in uno straordinario gioco di specchi nel quale vengono ritratti i personaggi e per così dire le “maestranze” che agitano il mondo dell’opera settecentesca tra rivalità, gelosie, capricci, velleità, e via di seguito, e che in qualche modo ricorda il libello satirico Il teatro alla moda di Benedetto Marcello.

Questo piccolo capolavoro che si prende gioco di se stesso attraverso un mirabolante avvicendarsi di arie e recitativi, secchi e accompagnati, e un incalzante e geniale libretto di altissima qualità, è stato messo in scena per la prima volta nel Teatro alla Scala di Milano con la direzione musicale di Christophe Rousset e la regia e i costumi di Laurent Pelly, deliziando e divertendo il pubblico e contribuendo a ricordare la figura di questo interessante compositore. Gassmann che era di origine boema, dopo aver lavorato a Venezia, anche a contatto con Goldoni, entrò al servizio della corte di Vienna portando con sé un giovanissimo Salieri e rappresenta una sintesi originale della transizione tra il Barocco e il Classicismo.

Nell’intervista Rousset descrive i principali aspetti dell’opera mettendo in evidenza anche la collaborazione tra l’Orchestra del Teatro e il suo ensemble Les Talens Lyriques, compartecipazione che ha contribuito al successo di questa mise en abyme.

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