Tomasz Stanko New York Quartet, December Avenue (ECM/Ducale)
Come gemme di alberi che a ogni nuova bella stagione trovano colori nuovi, la musica del trombettista polacco Tomasz Stanko rinnova a ogni disco un intenso rapporto con la natura sonora che lo circonda. Il quartetto newyorkese, impreziosito da musicisti eccellenti come David Virelles al pianoforte, Reuben Rogers al contrabbasso e Gerald Cleaver alla batteria, è un viaggio lirico e danzante in cui profumi inaspettati si rivelano all’improvviso. Primaverile.
Enrico Pieranunzi Quartet, New Spring (CamJazz)
Musicista che non ha ormai più bisogno di “presentazioni”, solidamente riconosciuto nel suo status di jazzista di riferimento, il pianista romano Enrico Pieranunzi torna al mitico Village Vanguard newyorkese per un live in quartetto con Donny McCaslin al sax tenore, Scott Colley al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria. Jazz contemporaneo ai massimi livelli di raffinatezza e interplay, senza troppe velleità di avventura, ma con energia sempre coinvolgente. Classico.
Count Basie, The Complete Basie Rides Again! (Essential Jazz Classics/Egea)
Mose Ellison, Complete 1957-1962 Vocal Sides (Essential Jazz Classics/Egea)
A proposito di classici, da non perdere due doppie ristampe della Essential Jazz Classics dedicate rispettivamente al mondo esplosivo di Count Basie e a quello più intimo del pianista e cantante Mose Allison. Atmosfere differenti, ma altrettanto intriganti: di Basie il doppio ripropone sedute del 1952, che vedono anche la presenza dell’elegante pianismo di Oscar Peterson. Nel caso di Allison – mancato quasi novantenne lo scorso novembre – invece l’antologia raccoglie tutte le tracce vocali dal 1957 al 1962, ricche ovviamente di blues. Da collezione.
Fred Frith & Hans Koch, You Are Here (Intakt)
Spostandoci su terreni più sperimentali e contemporanei, decisamente intrigante è l’incontro tra la chitarra di Fred Frith e le ance dello svizzero Hans Koch. Due maestri dell’improvvisazione che non a caso intessono una conversazione in cui le sonorità più imprevedibili dei rispettivi strumenti vengono esplorate. Non un disco per un rilassante thè con le vecchie zie, ma un prezioso scrigno di emozioni per chi vuole mettersi in gioco. Avventuroso.
Musica Urbana, Iberia (RCA-Elemental/Egea)
Gli amanti del jazz elettrico non si lascino sfuggire questa chicca di jazz spagnolo degli anni Settanta. I Musica Urbana sono stati una band guidata dal bassista Carles Benavent (già con Chick Corea e Paco De Lucia): una sorta di Weather Report in salsa spagnola, coloratissimi e tamarri quanto si conviene a una band jazz-rock di quel periodo. Spesso interessanti. Trasversale.
Youn Sun Nah, She Moves On (ACT/Egea)
Cantante di apollinea finezza, ma in grado di portare nella sua musica anche l’incontro tra geografie differenti (è coreana e vive a Parigi), Youn Sun Nah è qui alla guida di un’ottima band in cui spiccano le presenze di Jamie Saft (sodale di Zorn) al piano, di Brad Jones al basso e di Marc Ribot alla chitarra. Il repertorio guarda al rock e al folk occidentale (da Hendrix a Paul Simon, da Lou Reed a Joni Mitchell, passando per i Fairport Convention) e consente alla cantante – che qui nel video vedete alle prese con il precedente progetto – di mostrare tutta la sua classe e comunicatività. Immediato.
Francesco Ponticelli, Kon-Tiki (Tŭk Music)
Tra i giovani jazzisti italiani più richiesti e promettenti, il contrabbassista Francesco Ponticelli trova con questo nuovo disco una maggiore maturità come leader. Ben spalleggiato da Dan Kinzelman a sax e clarinetto, Enrico Zanisi al piano e Enrico Morello alla batteria, Ponticelli costruisce una musica dalla sonorità tesa e vibrante, a volte usando l’elettronica, ma più spesso lasciando alla densità dei paesaggi acustici l’ipotesi di un viaggio che racconta molte cose. Narrativo.
Eve Risser/Benjamin Duboc/Edward Perraud, En Corps/Generation (Dark Tree)
Segnatevi il nome della pianista francese Eve Risser. Da sola o a capo di ensemble numerosi, in duo o alla testa di un trio di improvvisatori eccellenti come quello completato da Duboc e Perraud, riesce sempre a immaginare mondi scintillanti di magia. Mondi dai dettagli fragilissimi, ma a volte taglienti, sospesi in una sorta di atmosfera magica tra l’astrazione della contemporanea e lo scarto del gesto dell’improvvisazione radicale. Musica cui abbandonarsi completamente, avendo chiuso il telefono. Amniotico.
Roberto Bonati & Bjergsted Jazz Ensemble, Nor Sea Nor Land Nor Salty Waves (Parma Frontiere)
Il felice rapporto tra il contrabbassista Roberto Bonati (anche curatore di Parma Jazz Frontiere) e i musicisti scandinavi è ben testimoniato da questo lavoro scritto da Bonati per il Bjergsted Jazz Ensemble di Stavanger, Norvegia. Suite dai toni cangianti e narrativi, ispirata alla mitologia di quelle latitudini I musicisti dell’ensemble ben assecondano la scrittura immaginifica di Bonati, tra momenti più pensierosi e altri in cui l’energia fluisce come da un geyser. Nordico.
AA.VV., The Rough Guide To Brazilian Jazz (World Music Network)
AA.VV., The Rough Guide To South African Jazz (World Music Network)
Dedicati ai tanti ascoltatori e ascoltatrici non specialistici che però sono curiosi di sonorità di ogni angolo del globo, sono sempre i cd della serie The Rough Guide To. Tra i tanti volumi che continuano a uscire, segnaliamo quelli dedicati al jazz brasiliano e sudafricano. Si tratta di antologie che sono ben lontane da qualsivoglia pretesa di completismo o anche solo di coerenza curatoriale (mancano spesso cose fondamentali e, di converso, compaiono qui e lì pezzi di dubbio gusto), ma che forniscono sempre un’ora di mediamente ottime musica e danno un assaggio di linguaggi e sonorità che i più curiosi, non tarderanno a seguire anche autonomamente.