Zorn e Laswell insieme a Milano: gioia o delusione?
John Zorn e Bill Laswell a JAZZMI per la prima volta insieme sulla scena europea, con qualche dubbio sulla riuscita dell'interazione
Partiamo dall’inizio e dalla fine. Presentando il concerto di John Zorn e Bill Laswell a JAZZMI, Luciano Linzi (che cura la direzione artistica del festival insieme a Titti Santini) ha sottolineato come stesse per iniziare uno tra gli eventi più importanti dell’intera programmazione, che si svolge a Milano fino al prossimo 13 novembre. Anzi – ha aggiunto – forse quello in assoluto di maggior rilievo.
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Aspettative dunque alle stelle, visto che JAZZMI propone nel capoluogo lombardo oltre 150 appuntamenti, grazie alla presenza di circa mezzo migliaio di artisti. E ora saltiamo alla fine, quando – dopo un’esibizione durata non più di tre quarti d’ora – John Zorn e Bill Laswell sono rientrati sul palco del Teatro Dal Verme acclamati dal pubblico e hanno concesso tre minuti tre di bis. Poteva sembrare un atto di estrema parsimonia (termini meno eufemistici sono ovviamente da evitare) ma, come qualcuno del pubblico ha notato, Zorn in tre minuti ha suonato un milione di note!
Laswell ha iniziato la serata come "scaldando" il proprio basso, fino a disegnare una complessa architettura di effetti sonori con al centro il suo strumento e lasciando, a quel punto, che Zorn si inserisse con il suo sax. Che quest’ultimo sia una figura in perenne ricerca di un proprio linguaggio nel quale far convergere innumerevoli generi di musica – rock, world, jazz, minimalismo, sperimentazioni contemporanee – è cosa ben nota, ma ha sorpreso il suo cauto approccio nei confronti di Laswell. Come se i due, per la prima volta insieme sulla scena europea, si stessero studiando e lanciando continui messaggi musicali, espliciti o sotterranei, prima di avventurarsi su strade ancora tutte da scoprire.
Zorn poi ha però preferito imboccare piuttosto una via che lo ha portato più volte ai limiti di uno stile psichedelico, difficile trovare le parole adatte per render conto del modo in cui si è letteralmente scatenato. Mandando in visibilio il pubblico milanese con le sue irresistibili evoluzioni – in certi momenti avevano addirittura un qualcosa di ipnotico – ma finendo col mettere in secondo piano persino una star come Bill Laswell. Senza nulla togliere al valore dell’intero concerto, meno di un’ora, particolarissima e di grande intensità, resta il dubbio che l’effettiva interazione tra i due grandi musicisti sia stata al di sotto delle aspettative. Incontrarsi sul palcoscenico, anche se i livelli sono stratosferici, a volte non basta.
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