Uno shofar per Savall
Il suo concerto ha chiuso a Milano la terza edizione del festival MiTo
Recensione
classica
Che la musica sia un linguaggio universale è una favola a cui oramai non credono più nemmeno i bambini. Che essa, però, sia un sentire culturale e una necessità comune a tutti i popoli, questo sì: lo sa benissimo Jordi Savall, da anni impegnato con la sua etichetta discografica Alia Vox a ridefinire i canoni della letteratura musicale di sempre (e a dare nuova luce a quei brani che nel canone ci rientrano già) attraverso lunghi viaggi sonori dalle Americhe di Colombo alla Spagna di Don Chisciotte, dalla rotta d’Oriente fin all’interno dei quadri di Caravaggio. Per la chiusura del festival MiTo, Savall ha chiamato intorno a sé i musicisti del complesso Hespèrion XXI allargato ad artisti mediorientali con la complicità di sua moglie, Montserrat Figueras, e di vecchi amici come Furio Zanasi: insieme, hanno accompagnato il folto pubblico del Piccolo Teatro Strehler in un viaggio dal titolo “Gerusalemme. La città delle due paci” a suon di shofar (corni di montone), rebab, oud, ghironde e percussioni a non finire. La dimensione temporale divisa in sette epoche religiose e culturali della Città Santa permette a Savall di dimostrare quanto lo studio filologico dei testi e la prassi esecutiva storicamente informata siano solo un mezzo, non un fine, per fare semplicemente della buona musica insieme: musica che è meravigliosamente finta, nel senso che è pressoché completamente re-inventata sulla base di pochi frammenti di testimoni antichi a creare suggestioni auditive (e visive, complice un efficace gioco di luci) e una liturgia ritmica che va in crescendo per un pubblico in delirio. Apice, l’ascolto di una registrazione del 1950 in cui Shlomo Katz canta i morti di Auschwitz al solo lume di candela, a ricordare che la musica unisce sempre, anche nel dolore della Storia.
Interpreti: La Capella Reial de Catalunya, Hespèrion XXI, Trombe di Gerico, Montserrat Figueras
Direttore: Jordi Savall
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