Una politica che è solo fare swing
Matthew Herbert inaugura a Torino il breve tour italiano
Recensione
pop
Sbarca a Torino il carrozzone di Matthew Herbert, eletto nuovo genio dell'elettronica da ormai alcuni anni. La sua etichetta, la !K7, è di quelle che indicano la retta via a chi voglia addentrarsi nel magico mondo di campionatori & dintorni. Il nuovo progetto di Herbert lo porta con la sua arrembante big band sul terreno dell'impegno politico e della ricerca sonora: allo squillo perlopiù gioioso degli ottoni rispondono infatti i curiosi campionamenti di carte di credito affettate, giornali sbriciolati, rumori dalla sala di tortura e altre chiccherie assortite, in una sorta di "arredamento acustico" sotto al poderoso swing dell'orchestra. Dal vivo tutto questo assume una piega jazzy molto marcata - l'adagio che "l'elettronica dal vivo suona male" non è corretto, ma i marchingegni di Herbert vengono sovente sovrastati dalla sezione tromboni - e le citazioni "politiche" come il ritmo con giornali schierati tritati dall'orchestra o l'esibizione con cappuccio da Abu Ghraib assumono una piega vagamente situazionista, nel gioioso scherzare dei musicisti. La scena è tutta per Eska, voce della Cinematic Orchestra per cui Matthew produrrà il debutto solista, che in una mise abbastanza improbabile tutta fondotinta e brillantini rapisce il pubblico con movenze teatrali consumate e un vocione alla Shirley Bassey duttile e ammaliante. Herbert dal canto suo non vanta certo un phisique du role adeguato, ma si diverte come un bambino con il suo giocattolo di carne e ottoni permettendosi corsette tra l'orchestra col sorriso da festa di compleanno. Un'ora abbondante di jazz tra Stan Kenton e Count Basie, con puntate tribali e gran finale con una travolgente "The Audience" - Eska smonta Dani Siciliano 4-0. Tutti a casa con passo sincopato, e per la politica... sarà per la prossima.
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