Godspeed You! Black Emperor, il grado zero del rock
Ai Docks di Losanna la musica resistente dei veterani Godspeed You! Black Emperor
A fine concerto, l’immane ressa al banco del merchandising dei Godspeed You! Black Emperor ci ha fatto tornare indietro di quasi mezzo secolo, a quando i dischi si vendevano sul serio. I vinili a 25 euro (non franchi), un buon prezzo, volavano di mano in mano e ai giovanotti svizzeri, abituati a ben altre cifre, non pareva vero. Un cartello avvertiva che purtroppo le t-shirt non erano arrivate, per colpa di una nota compagnia di spedizioni e logistica (quella i cui furgoni vestono di nero e oro, per non fare il nome).
Bene così, altrimenti il diversamente giovane che giace sonnacchioso in noi si sarebbe ridestato e avrebbe finito per comprarne una.
Perché da un live dei Godspeed You! Black Emperor magari non si esce del tutto trasformati, ma un pochino turbati sì, e viene voglia di portarsi a casa un brandello, un cimelio, un ricordo concreto. Che poi, ascoltarsi i loro dischi è buona cosa, però rende solo da molto lontano l’idea della qualità della musica che sanno esprimere dal vivo. In trent’anni di esistenza sono sostanzialmente rimasti fedeli a se stessi, con piccole increspature di novità. Quindi, presenziare a un loro evento equivale ormai a praticare un rito: sai più o meno che cosa ti aspetta, ma sai anche che l’officiante è bravo forte e tornerai a casa arricchito nello spirito.
– Leggi anche: Godspeed You! Black Emperor: un requiem per Gaza
Dal di fuori non si comprende nemmeno come i Godspeed You! Black Emperor, una delle band più divisive del pianeta in considerazione delle loro prese di posizione civili e politiche, disconnessi dai social e dagli usuali meccanismi dello show biz, possano fare a ripetizione il “tutto esaurito” nelle sale e persino sulle liste degli accrediti. Occorre varcare la soglia, guardarsi in giro e sentirsi avvolti dal senso di attesa che circola tra gli spettatori, per capire. Aspettare che parta un bordone di suoni distorti a palco vuoto e sullo sfondo inizi ad avviarsi la videosequenza di immagini inquietanti a supporto, con la scritta “Hope” che pare graffiata sulla pellicola come in un film d’animazione di Norman McLaren.
Poi l’ingresso anonimo e silenzioso, uno alla volta, degli otto strumentisti, di cui nella semioscurità non viene neppure voglia di scoprire i volti e di scrivere il nome, tanto si sa che per loro la costruzione dei brani è impresa collettiva assoluta, nella quale vale la pena dissolvere i rispettivi ego. Forse i Godspeed You! Black Emperor attraggono proprio perché hanno scelto sin dall’inizio di proporre una spietata normalizzazione del rock: zero preoccupazioni per il look, apparato luci inesistente, non una parola rivolta al pubblico prima, durante o dopo, cioè l’esatto contrario dei comportamenti che siamo abituati ad associare agli “animali da palcoscenico”.
No Title As Of 13 February 2024 28,340 Dead, il recentissimo ultimo album, ai Docks è stato usato da apriscatole. Si parte con il quieto “Sun Is A Hole Sun Is Vapors”, seguito dall’inizialmente cupo e minaccioso “Babys In A Thundercloud”, poi dal più mosso e a tratti velvetiano “Raindrops Cast In Lead”. Brani dall’andamento a ottovolante, questi ultimi, adatti però a portare in rapida temperatura il set, che è sembrato raggiungere la catarsi già a poco dall’inizio.
Nel microclima da apocalisse si percepiscono squarci lirici, figurazioni melodiche vibranti che aiutano a spingere verso progressioni vertiginose i temi, dilatati allo spasimo, mentre è sempre interessante constatare come i Godspeed You! Black Emperor sappiano manipolare il ritmo quasi di nascosto, cosicché la platea si ritrova a un tratto su un treno in corsa a folle velocità e non se ne rende conto.
Si prosegue senza riprendere respiro, con una sequenza che non cede in intensità ipnotica e trascendente, dove “Fire At Static Valley” e “First Of The Last Glaciers” (recuperate da G_D’s Pee At State’s End! del 2021) incorporano “Pale Spectator Takes Photographs” e “Grey Rubble – Green Shoots” fuse insieme, altre tracce da No Title.
Infine, uno stagionato souvenir, “The Sad Mafioso”, che nel 1997 faceva bella mostra di sé in F♯ A♯ ∞ ma pare essere fresco di giornata, a riprova di quanto dicevamo sopra. Un brano che si spegne lentamente, in maniera teatrale, con gli strumenti appoggiati a terra, gli amplificatori che continuano a emettere loop e feedback e i loro padroni che se ne vanno dietro le quinte sotto scroscianti applausi, salutando con un semplice movimento della mano un pubblico a quel punto totalmente conquistato e in trance.
I Godspeed You! Black Emperor hanno dipinto un’ora e cinquanta di chamber-post-rock fragorosamente meditato, consapevoli che i tempi sono quelli che sono e che bisognerà attrezzarsi per resistere. A casa si torna però senza malinconie, in tasca un pugno di speranza.
In attesa di vederli in Italia: tre date annunciate al momento, 8 marzo alle OGR di Torino, 10 marzo al Teatro Comunale di Vicenza, l'11 marzo all'Estragon di Bologna.
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