Godspeed You! Black Emperor, il grado zero del rock

Ai Docks di Losanna la musica resistente dei veterani Godspeed You! Black Emperor

Godspeed You Black Emperor
Foto di Piercarlo Poggio
Recensione
pop
Losanna, Docks
Godspeed You! Black Emperor
11 Ottobre 2024

A fine concerto, l’immane ressa al banco del merchandising dei Godspeed You! Black Emperor ci ha fatto tornare indietro di quasi mezzo secolo, a quando i dischi si vendevano sul serio. I vinili a 25 euro (non franchi), un buon prezzo, volavano di mano in mano e ai giovanotti svizzeri, abituati a ben altre cifre, non pareva vero. Un cartello avvertiva che purtroppo le t-shirt non erano arrivate, per colpa di una nota compagnia di spedizioni e logistica (quella i cui furgoni vestono di nero e oro, per non fare il nome). 

Bene così, altrimenti il diversamente giovane che giace sonnacchioso in noi si sarebbe ridestato e avrebbe finito per comprarne una.

Perché da un live dei Godspeed You! Black Emperor magari non si esce del tutto trasformati, ma un pochino turbati sì, e viene voglia di portarsi a casa un brandello, un cimelio, un ricordo concreto. Che poi, ascoltarsi i loro dischi è buona cosa, però rende solo da molto lontano l’idea della qualità della musica che sanno esprimere dal vivo. In trent’anni di esistenza sono sostanzialmente rimasti fedeli a se stessi, con piccole increspature di novità. Quindi, presenziare a un loro evento equivale ormai a praticare un rito: sai più o meno che cosa ti aspetta, ma sai anche che l’officiante è bravo forte e tornerai a casa arricchito nello spirito.

– Leggi anche: Godspeed You! Black Emperor: un requiem per Gaza

Dal di fuori non si comprende nemmeno come i Godspeed You! Black Emperor, una delle band più divisive del pianeta in considerazione delle loro prese di posizione civili e politiche, disconnessi dai social e dagli usuali meccanismi dello show biz, possano fare a ripetizione il “tutto esaurito” nelle sale e persino sulle liste degli accrediti. Occorre varcare la soglia, guardarsi in giro e sentirsi avvolti dal senso di attesa che circola tra gli spettatori, per capire. Aspettare che parta un bordone di suoni distorti a palco vuoto e sullo sfondo inizi ad avviarsi la videosequenza di immagini inquietanti a supporto, con la scritta “Hope” che pare graffiata sulla pellicola come in un film d’animazione di Norman McLaren.

Poi l’ingresso anonimo e silenzioso, uno alla volta, degli otto strumentisti, di cui nella semioscurità non viene neppure voglia di scoprire i volti e di scrivere il nome, tanto si sa che per loro la costruzione dei brani è impresa collettiva assoluta, nella quale vale la pena dissolvere i rispettivi ego. Forse i Godspeed You! Black Emperor attraggono proprio perché hanno scelto sin dall’inizio di proporre una spietata normalizzazione del rock: zero preoccupazioni per il look, apparato luci inesistente, non una parola rivolta al pubblico prima, durante o dopo, cioè l’esatto contrario dei comportamenti che siamo abituati ad associare agli “animali da palcoscenico”.

No Title As Of 13 February 2024 28,340 Dead, il recentissimo ultimo album, ai Docks è stato usato da apriscatole. Si parte con il quieto “Sun Is A Hole Sun Is Vapors”, seguito dall’inizialmente cupo e minaccioso “Babys In A Thundercloud”, poi dal più mosso e a tratti velvetiano “Raindrops Cast In Lead”. Brani dall’andamento a ottovolante, questi ultimi, adatti però a portare in rapida temperatura il set, che è sembrato raggiungere la catarsi già a poco dall’inizio.

Nel microclima da apocalisse si percepiscono squarci lirici, figurazioni melodiche vibranti che aiutano a spingere verso progressioni vertiginose i temi, dilatati allo spasimo, mentre è sempre interessante constatare come i Godspeed You! Black Emperor sappiano manipolare il ritmo quasi di nascosto, cosicché la platea si ritrova a un tratto su un treno in corsa a folle velocità e non se ne rende conto.

Si prosegue senza riprendere respiro, con una sequenza che non cede in intensità ipnotica e trascendente, dove “Fire At Static Valley” e “First Of The Last Glaciers” (recuperate da G_D’s Pee At State’s End! del 2021) incorporano “Pale Spectator Takes Photographs” e “Grey Rubble – Green Shoots” fuse insieme, altre tracce da No Title.

Infine, uno stagionato souvenir, “The Sad Mafioso”, che nel 1997 faceva bella mostra di sé in F A ma pare essere fresco di giornata, a riprova di quanto dicevamo sopra. Un brano che si spegne lentamente, in maniera teatrale, con gli strumenti appoggiati a terra, gli amplificatori che continuano a emettere loop e feedback e i loro padroni che se ne vanno dietro le quinte sotto scroscianti applausi, salutando con un semplice movimento della mano un pubblico a quel punto totalmente conquistato e in trance.

I Godspeed You! Black Emperor hanno dipinto un’ora e cinquanta di chamber-post-rock fragorosamente meditato, consapevoli che i tempi sono quelli che sono e che bisognerà attrezzarsi per resistere. A casa si torna però senza malinconie, in tasca un pugno di speranza.

In attesa di vederli in Italia: tre date annunciate al momento, 8 marzo alle OGR di Torino, 10 marzo al Teatro Comunale di Vicenza, l'11 marzo all'Estragon di Bologna.

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