Un “Don Giovanni” rassicurante apre la stagione lirica 2023 a Parma

Applausi per l’opera di Mozart che torna dopo 29 anni al Teatro Regio di Parma con la rodata regia di Martone e l’equilibrata direzione di Rovaris

Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)
Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)
Recensione
classica
Parma, Teatro Regio
Don Giovanni
12 Gennaio 2023 - 21 Gennaio 2023

Che il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte mancasse dal palcoscenico del Teatro Regio di Parma da 29 anni può stupire, ma fino a un certo punto. Chi conosce l’attitudine a quella sorta di monogamia talebana che lega questo teatro e il suo pubblico al repertorio verdiano e poco altro, può ben comprendere come questa lunga assenza della gemma centrale della trilogia italiana del salisburghese possa rappresentare, in fondo, una latitanza non poi così grave. Diciamo che, visto che l’ultima presenza di quest’opera in codesto teatro vedeva Sir John Eliot Gardiner alla guida degli English Baroque Soloists e del Monteverdi Choir, possiamo consolarci col fatto che così tanto tempo trascorso può rappresentare un ottimo alibi, capace di allontanare e disinnescare qualsiasi tentazione di confronto.

Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)
Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)

Ciò detto, veniamo a questo ritorno proposto nel rodato allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli, ripreso in questa occasione grazie a una coproduzione con As.Li.Co. e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, con l’ormai classica regia di Mario Martone ripresa da Raffaele Di Florio, le scene e i costumi di Sergio Tramonti, le luci di Pasquale Mari, le coreografie di Anna Redi.

Un impianto registico che, al di là dei suoi vent’anni di età e delle diverse riprese, conferma una sua lineare e concreta funzionalità, grazie alla capacità di spostare il focus drammaturgico nel suo complesso sui personaggi e sulle loro interazioni, bypassando (scusate l’inglesismo) le problematiche relative al contesto e ai relativi cambi di scena e di ambientazione. Una caratteristica che dona a questa lettura teatrale un passo lineare, diretto e spedito che offre alla musica di Mozart – e al tratteggio narrativo del libretto di Da Ponte – un ritmo fluido ed efficace.

Con l’unico fronte scenico occupato nel corso dei due atti da un’ampia tribuna lignea, eretta a rappresentare secondo le parole dello stesso Martone «qualcosa tra il teatro elisabettiano, una arena spagnola, degli scranni di tribunale», la vicenda del dissoluto punito più famoso della storia si è dispiegata quindi attraverso un giuoco di “teatro-nel-teatro” che sconfinava, grazie a due passerelle che avvolgevano l'orchestra, in una platea di tanto in tanto abitata dagli stessi personaggi. Un espediente, quello di “bucare” la quarta parete, ormai divenuto sempre più frequente e che, forse proprio per questo, ci pare ogni volta un poco più ridondante.

Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)
Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)

In ogni caso, come detto, l’impianto di Martone nel suo complesso funziona ancora bene e questo ha permesso di portare in primo piano il versante musicale, a partire innanzitutto da una compagine vocale ben assortita, che ha dato prova di un’efficace affinità interpretativa. Vito Priante ha dato corpo a un Don Giovanni vocalmente presente e scenicamente dinamico, più spregiudicato che tormentato da quel lato oscuro e drammatico che comunque serpeggia sottopelle a questo personaggio. Al suo fianco Mariangela Sicilia ha proposto una Donna Anna dalla bella pasta vocale e dal solido tratteggio di un carattere determinato nella sua ricerca di vendetta, mentre Marco Ciaponi ha tratteggiato un Don Ottavio corretto nel segno ostinatamente sentimentale del personaggio. La Donna Elvira di Carmela Remigio è emersa per carattere vocale sicuro, sviluppato con consolidata esperienza attraverso lo scorrere dell’opera restituendo con piglio a tratti affettato la complessità emotiva dell’unica amante di Don Giovanni forse veramente – e quindi, perdutamente – innamorata di lui.

Riccardo Fassi ha offerto un Leporello brillante e adeguato nel tratteggiare con la giusta baldanza quella sorta di alter ego popolano del protagonista, mentre Enkeleda Kamani ha dato alla sua Zerlina una bella presenza vocale giustamente maliziosa, affiancata dal segno sicuro del Masetto di Fabio Previati. Il carattere incombente del Commendatore è stato infine incarnato dalla consolidata autorevolezza di Giacomo Prestia.

Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)
Don Giovanni - Teatro Regio di Parma (foto Roberto Ricci)

La direzione Corrado Rovaris – alla guida di un’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini non sempre coesa e del Coro del Teatro Regio di Parma ben preparato da Martino Faggiani – ha avuto il pregio di tratteggiare con passo sicuro e asciutto lo sviluppo dell’opera nel suo complesso, mettendo in evidenza i differenti registri stilistici che attraversano la partitura, con particolare attenzione alle sfumature che virano verso quella nobiltà drammatica che si può scorgere tra le pieghe del materiale musicale che innerva i personaggi di Donna Elvira e Donna Anna.

Alla “prima” tanti e convinti gli applausi rivolti dal folto pubblico presente a tutti gli artisti impegnati, con un particolare calore nei confronti di Remigio e Sicilia, e qualche sparuta perplessità appena accennata alla fine per la direzione.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.