Un dialogo ideale tra Berio e Calvino
A Parma un intenso concerto dell’Ensemble Prometeo nell’ambito dell’iniziativa “Calvino/Berio. Tra letteratura e musica”
Collocato nel quadro dell’iniziativa promossa e organizzata da Fondazione Prometeo “Calvino/Berio:. Tra letteratura e musica”, il concerto ospitato una settimana fa al Ridotto del Teatro Regio di Parma ha visto impegnati i bravi musicisti dell’Ensemble Prometeo in un programma che ha omaggiato i due protagonisti della cultura italiana (e non solo) del secondo Novecento – Berio e Calvino, appunto – in maniera originale e coinvolgente assieme.
Sulla scia delle ricorrenze concomitanti – e, se vogliamo, incrociate – tra i 100 anni dalla nascita di Calvino e i 20 anni dalla scomparsa di Berio, questo concerto ha unito i riferimenti più diretti all’opera del compositore di Oneglia ai rimandi essenzialmente evocativi alla figura dello scrittore nato a Cuba. Un rapporto, quello tra Berio e Calvino, certamente complesso, nel quale non sono mancate distanze come quella rappresentata dalla diffidenza nei confronti di un’opera come Un re in ascolto, espressa dallo scrittore a un mese dalla “prima” salisburghese in una lettera del settembre 1984 al critico e saggista Claudio Varese: «L’opera di Berio a Salisburgo di mio ha il titolo e credo nient’altro».
Una prospettiva articolata e sollecitante, quindi, quella rappresentata dal rapporto tra i due intellettuali, nella quale si è collocata questa serata che ha preso il via con il segno complesso e fascinoso della Sequenza I per flauto di Berio, brano del 1958 dedicato a Severino Gazzelloni al quale ha fatto da ideale controcanto l’atmosfera sinuosa e tesa assieme della Sequenza II per arpa – apparsa cinque anni più tardi e dedicata a Francis Pierre – brani nei quali rispettivamente Giulio Francesconi ed Emanuela Battigelli hanno saputo restituire con limpida consapevolezza l’originale ordito intessuto dal compositore per i loro strumenti.
Tra questi due momenti solistici è stato incastonato il primo – esplicito fin dal sottotitolo – “Omaggio a Italo Calvino”, vale a dire la composizione per clarinetto, violino e violoncello Con Leggerezza Pensosa con cui Elliott Carter rievoca la prima – e forse la più citata – delle celeberrime Lezioni americane, ciclo di conferenze che Calvino avrebbe dovuto tenere presso l’Università di Harvard nell’anno accademico 1985-1986 ma la cui stesura rimase incompiuta per la prematura scomparsa dell’autore. A cinque anni dalla morte di Calvino il compositore statunitense ha distillato una elegante tessitura timbrica il cui equilibrio veniva poi ripreso – con venature espressive dal carattere più morbido – dallo stesso impianto strumentale impiegato nella successiva 2. La consistance évanouie – pagina che il compositore belga Henri Pousseur dedica “in memoriam Italo Calvino” – secondo brano delle Suite de Cœur et de Pique. Due composizioni le cui differenze sono state ben restituite dagli attenti dialoghi intessuti da Michele Marelli (clarinetto), Grazia Raimondi (violino), e Michele Marco Rossi (violoncello).
Il resto del programma ha offerto – oltre alla raffinata varietà espressiva del brano per flauto, violino, viola (Sabina Bakholdina) e violoncello Et les ondes chantent, même di Marco Di Bari, alla stringata densità di Dialodia di Bruno Maderna qui proposta nella versione per flauto e clarinetto e a Lied per clarinetto di Berio – una significativa restituzione di un brano emblematico della produzione del compositore ligure come Thema (Omaggio a Joyce), elaborazione elettroacustica della voce di Cathy Berberian su nastro magnetico qui gestita dall’attenta regia del suono di Martino Traversa. Un elemento, quello elettroacustico, di singolare pregnanza anche in Différences – per flauto, clarinetto, viola, violoncello, arpa e nastro magnetico – la pagina più articolata della serata dove, oltre al suono curato dallo stesso Traversa, sono stati coinvolti tutti i già citati musicisti dell’Ensemble Prometeo capaci di confermare, sotto la direzione efficace di Marco Angius, quella intensa e coinvolgente affinità espressiva che ha indotto l’attento pubblico presente a salutare tutti gli artisti impegnati con convinti e meritati applausi.
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