Treviso chiude con l’Elisir

Con l’opera donizettiana si conclude la breve stagione lirica del Teatro Comunale “Mario del Monaco”

L'Elisir d'amore
L'Elisir d'amore
Recensione
classica
Treviso, Teatro Comunale “Mario del Monaco”
L'Elisir d'amore
14 Febbraio 2025 - 16 Febbraio 2025

Dopo Puccini e Mozart, si chiude con Donizetti la breve stagione lirica del Teatro Comunale “Mario del Monaco” di Treviso. Nel segno della tradizione anche l’ultimo titolo del cartellone, L’elisir d’amore, presentato in un vecchio allestimento del 2003 del Teatro La Fenice per il Teatro Malibran, quando cioè la ricostruzione del teatro lirico veneziano era in fase di completamento, e poi ripreso più volte sul palcoscenico maggiore dopo la riapertura. 

Quasi un omaggio all’antica sapienza teatrale sono i fondali e siparietti dipinti con vedute campestri e piazze paesane della scenografia di Gian Maurizio Fercioni con telai e legacci a vista e spiegati e riavvolti dai mimi, quasi a suggerire la vecchia idea di teatro nel teatro. Coerenti con l’iconografia ottocentesca sono anche i costumi dello stesso Fercioni e anche in quel caso, si prova timidamente a giocare con il riflesso del passato con Adina vestita di un moderno tailleur rosa nell’animato duetto con Nemorino nel primo atto che abbandona per rivestire l’abito antico assistita da due trafelati assistenti in una specie di camerino. Sono però trovate esili quelle del regista Bepi Morassi per uscire dal cliché della tradizione che invece trionfa nello spettacolo, solidamente ancorato alle didascalie di Felice Romani per il celebre melodramma giocoso donizettiano. Una certa vivacità regalano allo spettacolo le coreografie di Barbara Pessina, che coinvolgono soprattutto la piccola truppa di soldati al seguito del tronfio Belcore, e il finale con Dulcamara che sciorina la sua tirata sulle virtù dell’elisir dalla platea. 

Una grande vivacità assicura anche la locandina di voci giovani e fresche, a partire da Giulia Mazzola, un’Adina particolarmente frizzante e disinvolta, ma anche da Liparit Avetisyan, un Nemorino più portato sul versante patetico (e la sua “furtiva lacrima” si conquista l’applauso più convinto del pubblico), da Daniel Giulianini, un Dulcamara di solide qualità vocali e spiccate doti comiche, e da William Hernandez, un Belcore pertinentemente tronfio ma anche elegante nella linea vocale. Accanto a un quartetto di protagonisti di qualità, non sfigura la Giannetta di Judith Duerr

Scarsa vivacità invece viene dalla buca, dove il direttore Tiziano Severini impone un passo pesante che stride con la leggerezza della commedia. Della direzione poco autorevole soffre l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, spesso imprecisa e assai poco brillante, e ancor di più soffre il Coro Lirico Veneto soprattutto nei grandi numeri corali e nelle slabbratissime strette dei finali. 

Il pubblico non manca ma qualche vuoto in sala si nota. Caldi applausi per tutti.

 

 

 

 

 

 

 

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