Tra Dowland e Satie
Giancarlo Cardini tra Antico e Novecento al Museo Marini di Firenze
Recensione
classica
Per la rassegna AntiCOntemporaneo al Museo Marini di Firenze, Giancarlo Cardini ha realizzato un programma, introdotto da una conversazione con Paolo Carradori e con diverse sue prime esecuzioni assolute, che rifletteva felicemente sia gli intenti della rassegna curata dall’Homme Armé che la poetica del pianista-compositore-performer. Un originale dialogo tra la musica antica e moderna, imperniato, fra gli altri spunti presenti, sulla forma della canzone, o dell’aria nel senso originario e più antico del termine, rivisitando sul pianoforte una pagina virginalistica di W. Byrd, The Carman’s Whistle, un song fra i più celebri di John Dowland, Now, o now (questo in una trascrizione di Percy Granger), e tre canti dall’Euridice di Jacopo Peri. Una rivisitazione che riambientava questi brani in sonorità pianistiche divaganti tra il pio e limpido concatenarsi delle armonie antiche e un gusto armonico novecentesco, tra impressionismo e jazz classico, non lontano da analoghe operazioni fatte da Cardini sulla canzone d’autore del Novecento, Bindi, Modugno, Jobin, Cole Porter e C. Come a dimostrare nei limpidi nessi propri della canzone, a partire dalla struttura strofica, una possibilità di andar oltre discrimini e imposizioni che oggi non hanno più senso, musica “leggera” versus musica colta, quest’ultima intesa come costruzione e sviluppo di materiali. Il che si estendeva anche alla riflessione sulle fondazioni di un Novecento fuori dalle famose Filosofie della Musica Moderna, con il Collage Satie che concludeva il programma, in bilico fra il Satie più noto, parodico e leggero, e quello diverso, il Satie di Socrate, ad esempio, con le sue successioni accordali e le sue curve melodiche variamente antichizzanti e di sapore esoterico. Ottimo successo.
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