TOdays 2023, il report in 10 istantanee
Il meglio del TOdays Festival: Wilco memorabili, Verdena bocciati
Sulla carta non sembrava che il cartellone del TOdays 2023 fosse imperdibile, ma a conti fatti l’edizione di quest’anno è stata tra le più divertenti di sempre – e questo malgrado delle previsioni meteorologiche catastrofiche, che per fortuna si sono poi limitate a una pioggia tenace ma non insostenibile nella terza serata.
Non possiamo forse più parlare di evento unico nel panorama italiano, vista l’offerta ormai abbondantissima di festival in ogni luogo della penisola; ma in quanto a qualità media, organizzazione ed eclettismo il TOdays rimane ancora uno standard insuperato.
Vediamo allora i momenti topici della manifestazione in una decina di istantanee semiserie.
1. Lady.
Nella serata dominata dal sound più duro, la seconda, il concerto memorabile è stato quello meno violento, quello di Anna Calvi. Ormai un nome affermato, Anna non inventa forse nulla e c’è chi dice che le canzoni non sono all’altezza della sua reputazione. Di fatto però ha dalla sua un innegabile fascino naturale da dark lady, canta con pathos notevole e soprattutto è una chitarrista straordinaria. Nella sua classicità, uno dei concerti migliori della rassegna.
2. Alla moda di Sleaford
Come si poteva facilmente prevedere, per i turbolenti Sleaford Mods da Nottingham l’entusiasmo è stato elevato, tanto più che per l’occasione Andrew, il lungagnone che mette le basi, ci ha deliziato con qualche balletto on stage invece di rimanere come da tradizione immobile accanto al laptop – poco importa che ne sia risultato un effetto alla Mauro Repetto / 883. Resta da capire come mai in Italia ci sia questa adorazione per una band che non suona strumenti dal vivo, non fa concessioni allo spettacolo, ha delle basi che non sono poi così memorabili e punta quasi tutto sulla forza dei testi, che almeno al 90% del pubblico risultano incomprensibili (perché sono declamati in slang con un accento fortissimo). Prendiamo atto.
3. Sound
Una delle chiavi che ha decretato il successo di questo festival è stata la sonorizzazione. Chi va regolarmente ai concerti non manca mai di segnalare l’acustica quando non è buona; molto più raro che se ne parli in positivo. Ora, ci sentiamo di ringraziare particolarmente lo staff tecnico, perché quest’anno il suono era veramente valido – praticamente perfetto fino ai Verdena (che poi, bontà loro, preferiscono incasinare tutto) e altrettanto buono nella terza serata. E questo malgrado band con suoni e strumentazioni molto diverse. Veramente un ottimo lavoro.
4. Sempreverdena
Non ce ne vogliano i fans dei Verdena, numerosi, soddisfatti e probabili responsabili del sold out annunciato della seconda serata: chiunque non è predisposto ad acclamare la band a priori avrà trovato il loro concerto un mattonazzo assai difficile da digerire. Sound vecchio di 25 anni, praticamente immutato dagli esordi e volutamente caotico, confuso, troppo pieno (la batteria è un fill continuo) e senza respiro: impossibile discernere un brandello melodico, ancor meno un testo degno di questo nome. Ma finché ci saranno centinaia di fan appagati, nessun problema!
5. Tette
L’ultima immagine del festival per gli spettatori del concerto conclusivo della rassegna rimarrà il clamoroso topless di Christine nel corso della sua performance con The Queens. Niente da dire. Qualche perplessità la possiamo nutrire invece sul piano dello spettacolo: con una voce stentorea che domina completamente il sound, un apparato scenico con statue di finto marmo dal kitsch imbarazzante, i balletti melodrammatici con tanto di amplessi simulati, rendono il tutto eccessivamente serioso e inutilmente enfatico. Consiglio per il futuro: less is more.
6. Is look important?
L’accostamento in terza serata di Porridge Radio prima e immediatamente dopo Ibibio Sound Machine ha mostrato due concetti completamente diversi di presentarsi in scena. La band inglese, oltre tutto sbarcata in aeroporto appena in tempo per presentarsi sul palco alle 18:30, aveva un non-look ultra dimesso (la leader in canotta e calzoncini corti) tipico dell’estetica indie, che vuole annullare il distacco tra artista e pubblico. Gli ISM, al contrario, avevano costumi africani sfavillanti e colorati, e puntavano tantissimo sullo spettacolo e la coreografia. Non a caso i primi fanno musica riflessiva e tristanzuola, e i secondi un afro funk fisico ed eccitante, tutto da ballare. Cosa preferite?
7. Unwind-Rewind
I newyorkesi Les Savy Fav sono una band con basso, batteria, due chitarre e microfono, quest’ultimo dotato di un cavo lungo 100 metri. Questo perché Tim Harrington, il cantante pazzo del gruppo, non ama rimanere staticamente sul palco, e pertanto scorrazza indisturbato in mezzo al pubblico, un po’ simpatico un po’ minaccioso, cogliendo l’occasione per fare tutto quanto fa spettacolo: non solo selfie, ma anche abbracci sconsiderati, drink di qualsiasi tipo, spogliarelli con tanto di mutanda fucsia in evidenza, eccetera. (Il povero tecnico di palco che ha passato un’ora a srotolare e riavvolgere il cavo del microfono ha tutta la nostra solidarietà!) Con un repertorio musicale non straordinario, la band punta molto su questa forma espressiva e, questo va detto, riesce a essere veramente divertente.
8. Per grandi e (soprattutto) piccini
Tra gli eventi collaterali del festival, va menzionato il concerto di Enrico Gabrielli al Cecchi Point, dove ha messo in scena il suo recente album di Canzonine, ovvero brani per la prima infanzia che tutti noi abbiamo imparato da piccoli. Per un pubblico finalmente giovane (età media sotto i 10 anni!) si sono peraltro esibiti alcuni tra i migliori musicisti italiani, da Roberto Dell’Era a Alessandro Fiori, da Alessandro Grazian a Giovanni Truppi. Bellissimo diversivo in un contesto inusuale per il festival.
9. Dance dance dance
Fino a pochi anni fa il TOdays aveva un’appendice dance che consentiva di allungare la serata dopo la mezzanotte in altri locali collegati, dove si poteva ballare fino alle prime ore del mattino. Ora invece la quota di musica ballabile è per forza inclusa tra le varie proposte, e quest’anno l’unico gruppo con un suono da club è stato quello de L’Impératrice. Però ragazzi, niente da dire: la band è riuscita a coinvolgere il pubblico malgrado la notoria ritrosia dei torinesi e a farlo ballare sotto la pioggia battente. Lo spettacolo è un po’ pacchiano e i balletti a dire il vero sono piuttosto elementari, ma questi parigini suonano benissimo (il bassista in particolare è mostruoso), sanno come fare a motivare la gente e si capisce che anche loro si divertono sinceramente. Con un repertorio che ricorda Chic, Air, Daft Punk e tutto quello che ci sta in mezzo, L’Impératrice vince la palma di concerto più divertente del TOdays.
10. Wilco forever
Il resto della prima serata già non era stato affatto male, ma sono bastati pochi secondi dall’inizio del loro set per capire che con i Wilco eravamo su un altro pianeta. La facilità con cui la band di Jeff Tweedy riesce a dispiegare le sue canzoni coinvolgendo gli ascoltatori tutti, e non soltanto i fan dichiarati, è straordinaria. Il suono, la disinvoltura nel saper spaziare dal rock al country al folk alla psichedelia, la comunicativa, la perizia strumentale: davvero i Wilco sono una delle band più efficaci e spettacolari che possiate vedere oggi dal vivo. Un’occasione memorabile per ringraziare il TOdays ancora una volta.
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