Signor Aschenbach, Lei è già morto!

"Morte a Venezia" con la regia di Vick alla Deutsche Oper di Berlino

Recensione
classica
Deutsche Oper Berlin
Benjamin Britten
22 Marzo 2017
Se si raffronta la diegesi drammaturgica del Death in Venice di Britten con la nota realizzazione filmica di Visconti, l’opera si tiene più accostata alla novella di Mann (scene monacensi, Aschenbach scrittore…); ma soprattutto, facendo leva sull’unificazione del timbro vocale dei personaggi che fanno tutti da psicopompo al protagonista verso l’esperienza della fine (la Morte/Venezia), esplicita più nettamente la programmatica identità di questa funzione con Dioniso vittorioso su Apollo, le cui voci risuonano proprio all’avviarsi dell’opera alla conclusione. Nella lettura registica di Vick, Aschenbach è di fatto già oltre la soglia sin dall’inizio, e il suo percorso ha l’aspetto di una reviviscenza: la gigantesca immagine-santino che campeggia in scena si riconosce, pur resa parzialmente irriconoscibile, come la sua (sparirà nella seconda parte, allo scivolare del protagonista fuori dei suoi adusi binari, sostituita sul fondo da un inquietante, gigantesco “Achtung”); un mazzo di rose livide e sfatte ingombra il palco per tutta la rappresentazione, e riverbera il suo colore violaceo in alcuni fulminanti dettagli cromatici; una corona di fiori è insieme segno funebre, premio per le vittorie ludiche di Tadzio e specchio. I segni scenici, insomma, sono - come sempre in Vick - dosati e sviluppati intensivamente, al pari delle luci. I due interpreti vocali principali (Paul Nilon e Seth Carico) sono molto bravi, ma il secondo strappa – non senza ragione, anche per la camaleontica prova scenica e canora – un applauso più caloroso al numeroso pubblico; molto apprezzata anche la direzione di Runnicles, in una partitura raffinata e scabra che sintetizza in soluzioni progressive le turgidità di Peter Grimes con il camerismo di The Turn of the Screw.

Note: Foto: TOD IN VENEDIG von Benjamin Britten, Deutsche Oper Berlin, copyright: Marcus Lieberenz, Premiere del 19. März 2017

Interpreti: Gustav von Aschenbach Paul Nilon Der Reisende / Alter Geck / Alter Gondoliere / Hotelmanager / Frisör / Vorspieler / Voce di Dionysos Seth Carico Voce di Apollo Tai Oney Soprani Alexandra Hutton, Katherine Manley, Meechot Marrero, Lisa Mostin, Joanna Foote, Maja Lange Contralti Abigail Levis, Irene Roberts, Judit Kutasi, Alexandra Ionis, Michelle Daly, Jean Broekhuizen Tenori Andrew Dickinson, James Kryshak, Robert Watson, Gideon Poppe, Attilio Glaser, Matthew Peña Bassi Samuel Dale Johnson, Dong-Hwan Lee, John Carpenter, Alexei Botnarciuc, Philipp Jekal, Stephen Barchi Tadzio (ruolo mimato) Rauand Taleb

Regia: Graham Vick

Scene: Stuart Nunn

Costumi: Stuart Nunn

Corpo di Ballo: attori e attrici della Deutsche Oper Berlin

Coreografo: Ron Howell

Orchestra: Orchestra della Deutsche Oper Berlin

Direttore: Donald Runnicles

Coro: Coro della Deutsche Oper Berlin

Maestro Coro: Raymond Hughes

Luci: Wolfgang Göbbel

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

New York: Pierrot lunaire e Arie da camera di Puccini

classica

Al Teatro Filarmonico debutta l’opera verdiana in un allestimento del Teatro Regio di Parma 

classica

L’opera pucciniana apre con successo la stagione lirica del Teatro Comunale “Mario Del Monaco” con Francesca Dotto grande protagonista