Roger Can You Hear Me?

Daltrey, senza Townshend, riporta dal vivo il capolavoro degli Who

Recensione
pop
Barley Arts Torino
12 Marzo 2012
Rielaborazione del mito della caverna platonica, invettiva contro la mercificazione religiosa, opera di formazione psichedelica, concept album assoluto e definitivo: [i]Tommy[/i] degli Who è stato qualcosa di talmente grande da non poter restare confinato al semplice disco. L'adattamento filmico di Ken Russell era stato preceduto da una possente versione teatrale con orchestra sinfonica, e seguito da un musical per Broadway. In ognuno di questi casi, l'incredibile plot farcito di genialità - l’altalena emotiva del protagonista che dall’autismo si risolleva diventando un mago del flipper, si eleva allo status di guru e nel tragico finale incontra finalmente Dio - è stato rimaneggiato, cambiando ruoli e destini ai singoli personaggi. La truppa messa insieme dalla storica voce (e volto di Tommy al cinema) Roger Daltrey rende onore al disco originale del ’69, senza alcuna concessione ai successivi rimaneggiamenti, tutti peraltro opera dell’autore e sodale Pete Townshend. Sessantotto anni appena compiuti e non sentirli: supportato dalle armonie vocali del resto della band, con Simon Townshend incredibilmente simile al fratello Pete per timbro, travolge il pubblico con la grinta e - soprattutto - con la potenza vocale di sempre. La band non sfigura di fronte agli Who da incisione, anzi (nessun confronto con la loro versione live è invece sensata; consigliamo comunque il [i]Live at Leeds[/i] con un secondo cd contentente l’intero [i]Tommy[/i] live, anno di grazia 1970); applausi per Scott Deavours alla batteria, decisamente meno per Frank Simes alla chitarra, fuori tema per suoni e soli. Le immagini sul maxischermo non aggiungono molto alla magia della musica, che continua a quarantatré anni di distanza a dimostrarsi un capolavoro senza pari persino in una location poco felice come il Teatro Colosseo di Torino. Chiusura con una carrellata di successi degli Who, alcuni imprescindibili altri inaspettati (trascinante “The Kids Are Allright”, roboante “Young Man Blues”), e un paio di archiviabili pezzi firmati Daltrey e Townshend Jr.

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