Parigi: Roméo et Juliette luccicante
Nuovo allestimento a Bastille
La prima impressione è di una nuova produzione molto parisienne, tutta lustrini e giochi di luce, che sicuramente impressiona e piace ai tanti turisti che affollano l’Opéra Bastille perché vi ritrovano un certo gusto tipicamente francese per la ricchezza delle decorazioni e dei costumi.
Il giovane regista francese Thomas Jolly ha puntato infatti, almeno per la prima parte, ad un visuale molto spettacolare, con lo scenografo Bruno de Lavenère che ha immaginato un’installazione ispirata alla grande scalinata d’ingresso dell’Opéra Garnier con i suoi famosi balconi, ma che girando su stessa svela i diversi ambienti più intimi della storia. Effetto Moulin rouge assicurato anche esplosioni di stelle filanti e sopratutto dai costumi tutti luccicanti firmati da Sylvette Dequest che però, come le scene, poi si semplificano, un po’, riportando tutto lo spettacolo sulla chiave più intima del dramma personale di due adolescenti dall’amore impossibile.
Il prologo è lugubre, con in scena le maschere della peste che all’epoca stava devastando Verona, il regista ha voluto quindi inserire sin dall’inizio la storia in un contesto di morte, ma subito tutto vira all’incoscienza dei più fortunati che si godono invece la vita nella grande festa in maschera dove si incontreranno Romeo e Giulietta.
Nei ruoli principali si alternano due cast, noi abbiamo assistito alla recita con il tenore Francesco Demuro come Roméo (in alternanza con Benjamin Bernheim) e, come Juliette, il soprano Amina Edris che ha sostituto all’ultimo minuto Pretty Yende prevista in alternanza con Elsa Dreisig. La prestazione di Demuro è stata un crescendo, dotato di voce non potentissima ma piena e morbida, si è immedesimato sempre più nella parte del giovane innamorato regalando momenti di grande intensità espressiva, facendosi apprezzare per la buona tecnica a cominciare dalla cavatina “Ah ! Lève-toi soleil”, per poi commuovere sempre più sia nel duetto d’amore con Juliette che nel finale tragico.
Ad Amina Edris va sicuramente, innanzitutto, il merito di avere assicurato lo spettacolo in una parte che ha già cantato in passato ma che non è proprio la più adatta alla sua estensione e timbro, dal colore un po’ scuro. Di conseguenza già dalla sua famosa aria del primo anno “Je veux vivre” si fa ammirare per musicalità della voce ma si nota subito che manca un po’ di leggerezza e luminosità negli acuti per la parte. Molto applaudito anche il mezzosoprano Marina Viotti, al suo debutto all’Opéra de Paris (in alternanza con il mezzo Lea Desandre) nella parte del ruolo en travesti del paggio Stéphano che canta la bella canzone “Que fais-tu, blanche tourterelle” purtroppo spesso tagliata e che qui invece è proposta ed è anzi uno dei momenti migliori dello spettacolo. Buona prova anche di tutto il resto del numeroso cast, tra cui si fanno notare in particolare il basso Jean Teitgen come Frère Laurent e il baritono Laurent Naouri come il padre di Giulietta, e del coro che sotto la guida di Ching-Lien Wu si mostra compatto e di grande effetto nelle scene di massa.
Interessanti anche le coreografie di Josépha Madoki, un mix di contemporaneo e classico che donano un tocco di freschezza e modernità alla storia. Anche se la morte aleggia già pure nella scena del ballo per l’anniversario di Giulietta. Molto importanti nella messa in scena infine le luci di Antoine Travert, a volte un po’ troppo forti e invadenti al punto anche da arrivare a disturbare, accecando con alcuni fasci luminosi, la sala. Funzionano bene invece le barre luminose che delimitano con semplicità lo spazio per il matrimonio segreto e poi per la tomba di Giulietta.
Nel complesso uno spettacolo che piace per la buona esecuzione vocale e musicale, sul podio c’è il maestro Carlo Rizzi ad assicurare la necessaria varietà di colori e di tempi orchestrali, ma che affascina anche proprio per l’eterogeneità del visuale che combina opulenza e minimalismo di decoro, riferimenti al Trecento in cui si svolge la storia con elementi, sopratutto le luci e i movimenti dei ballerini, decisamente d’oggi.
Una complessità ed eterogeneità d’ispirazione che rende centrato l’obiettivo di proporre un nuovo allestimento al gusto d’oggi della storia senza tempo scritta da Shakespeare. E’ una coproduzione con il Teatro Reale di Madrid.
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