Nel tormento di Beethoven

Gardiner chiude Anima Mundi 2012 con la Missa Solemnis

Recensione
classica
Festival Anima Mundi Pisa
28 Settembre 2012
Per chi ha seguito in questi anni le mirabili esecuzioni pisane di John Eliot Gardiner, la Missa Solemnis di Beethoven che chiudeva in cattedrale l’edizione 2012 di Anima Mundi è stata, per molti aspetti, sorprendente. Ciò a cui il direttore inglese ci ha abituato, l’ariosa e spontanea levigatezza di tratto e trasparenza di sonorità caratteristica delle sue letture e dei suoi complessi – in questo caso al Monteverdi Choir si affiancava l’Orchestre Révolutionnaire et Romantique – sembrava lasciare il campo ad altre urgenze, in una ricerca (rispetto anche a interpretazioni precedenti dello stesso Gardiner) che ci è sembrata ancora in corso. Di modo che, più che ad una visione già cristallizzata, venerdì abbiamo avuto la sensazione di trovarci ancora dentro un percorso di condivisione del rovello creativo beethoveniano con tutte le sue ben note antitesi. Però con un’intenzione generale ben precisa, legata alla forza dell’accentus - come nell’interpretazione quanto mai originale ed estremizzata del celebre fugato dell’Et vitam venturi saeculi - e ad una sottolineatura non meno estrema delle dinamiche, sempre nella trasparenza cara a Gardiner, con il suo mondo sonoro formatosi nella musica antica, in questo caso illuminando dettagli e memorie di stylus antiquus come nessuno saprebbe fare meglio di lui, ma, soprattutto nelle episodi e introduzioni strumentali, in una chiave molto soggettiva, quasi espressionista. Quello che Gardiner ci restituiva era dunque il tormento di Beethoven, la profondità e la sfida della sua ricerca. Mirabile come sempre il contributo del Monteverchi Choir che davvero non sembra avere uguali al mondo, apprezzabile il quartetto vocale (Elisabeth Meister, Jennifer Johnston, James Gilchrist, Mattew Rose), molto successo.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista