Morrissey senza fronzoli

Il cantante all'Arena del Mare di Genova si conferma in gran forma

Recensione
pop
Goa Boa Festival Genova
08 Luglio 2012
Da un lato il mare di Genova, con le sue luci romantiche, le sue gru industriali, le sue barche che scivolano lente verso la costa e la Lanterna a dominare in lontananza. Dall’altro le antiche strutture del porto, oggi riconvertite in barucci, parcheggi e cinema multisala. In mezzo Morrissey, 53 anni portati a meraviglia, tanto nell'ugola – che non sarà più quella degli anni Ottanta, quando con gli Smiths dettava le regole del rock (nemmeno troppo) alternativo, ma poco ci manca – quanto nella persona – un po’ appesantita, forse, ma ancora capace di muoversi sul palco con rara delicatezza e sensualità. Liquidato in mezz’oretta l’opening act di Kristeen Young – brava e applaudita, ma tutta quella gente con gli occhialoni, i capelli a spazzola e le magliette di [i]The Queen Is Dead[/i] non era certo lì per lei – Morrissey fa il suo ingresso in un'Arena del Mare affollata ma non troppo alle nove e mezza quasi spaccate. L’attacco è di quelli da colpo al cuore, una "Shoplifters of the World Unite" rabbiosa, quasi rozza, che in tre minuti fa capire al pubblico di Genova (pieno zeppo di stranieri, però, come si addice a una città di mare dalla vocazione turistica) quello che sarà l’andazzo della serata: pochi fronzoli e poche chiacchiere (sebbene qualche pungente battutina, anche a sfondo calcistico, ogni tanto il cantante se la faccia scappare: non poteva essere altrimenti), tanto britrock energico e frizzante a spaziare dagli Smiths alla carriera da solista, grazie a una band da pub che pare una sorta di incrocio tra i Rumour di Graham Parker e gli Oasis dei primi anni Zero. Niente "Please, Please, Please", "I Know It’s Over" e "Come Back to Camden", insomma: per pomiciare e rimpiangere i bei tempi coi lucciconi agli occhi ci sarà forse un’altra occasione. Volano in fretta le due ore di concerto, tra cambi d’abito (per la gioia di molti Morrissey rimane per qualche istante anche a torso nudo) e inni sulla buona strada per l'immortalità come "Meat is Murder", "Everyday is Like Sunday" e "Still Ill". Brividi a raffica nel finale per una cattivissima e lunga versione di "How Soon Is Now".

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