Mara Redeghieri, recidiva e coerente
Il ritorno da solista della cantante degli Üstmamò, 15 anni dopo
Guidata da una personalità dalla grazia originale, fragile e forte assieme, Mara Redeghieri è tornata sulla scena musicale con il suo primo album solista il cui titolo Recidiva dichiara fin da subito il carattere consapevolmente coerente di quest’artista. Un carattere che arriva diretto e immediato, come ha potuto apprezzare il pubblico che l’ha salutata la scorsa settimana a Parma, in occasione del concerto che ha inaugurato il mini tour di presentazione di questo nuovo lavoro che, dopo aver toccato Milano mercoledì scorso, arriva il 19 maggio all’Hiroshima Mon Amour di Torino con una formazione che comprende Nicola Bonacini (basso), Lorenzo Valdesalici (chitarre), Davide Mazzoli (batteria), Tiziano Bianchi (tastiere e tromba) e Stefano Melone (tastiere, ingegnere del suono e produttore artistico del live e dell’album). A 15 anni dall’uscita dagli Üstmamò e dopo aver scritto anche per altri (ricordiamo “Meravigliosa Creatura” per Gianna Nannini), la Redeghieri raccoglie in questo album undici brani plasmati con un carattere espressivo che non rinnega il passato e affonda lo sguardo su un presente diviso tra riflessioni intime da un lato e letture dell’attualità dall’altro. E proprio quest’ultimo aspetto prende forma in “Augh”, brano che apre il disco con un amaro ritratto della società contemporanea – “Noi volere bene / a badante cameriere / come a nostro cane / a seconda dell’umore…” – il cui clima disincantato e quasi straniante è ben reso anche dall’omonimo videoclip (regia di Arturo Bertusi). Uno sguardo critico che diviene ancora più esplicito in “STrump”, brano che si apre descrivendo il personaggio protagonista come “Gnomo / truzzo ciucco tamarro…” e si chiude ribadendo: “Denti di diamante / cuore di serpente / mongolfiera di rifiuti / strafirmata a fiori”. Un clima che dai testi si ritrova in una cifra musicale, nutrita di elettronica e ritmiche solide e incalzanti, ben cesellata dal carattere denso ma asciutto dei suoni che emergono grazie agli arrangiamenti e alla produzione accurata e attenta di Stefano Melone. Un carattere sonoro capace anche di tratteggiare oasi astratte e sospese come quelle che avvolgono il brano “nella Casa”, costruito sulla combinazione sovrapposta di tre voci femminili di diversa età (oltre alla Redeghieri, Liliana Boubè e Maya Cavallarin) che rievoca vagamente le atmosfere de “Le nuvole” di De Andrè, in questo caso però “vestite” da misurate soluzioni rumoristiche sullo sfondo.
Un brano, questo, che appartiene a quel versante intimo e personale che si ritrova anche in altri titoli raccolti in questo lavoro e che ci restituisce il carattere forse più originale e maturo della Redeghieri, come pare emergere dal brano eponimo che chiude l’album con l’intensa semplicità di queste parole: “… grappoli di pensieri in parole espressi / ritorno sui miei passi e li marco stretti / infiniti errori, segnatemi il sentiero!”.
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