È stata la "Traviata" del direttore: Mariotti ci delizia una volta di più per l'esemplarità della concertazione, così raffinata, così attenta a sottolineare il dettaglio mai udito senza perdere di vista la struttura generale. Il segreto è semplice: invece di cercare nelle singole partiture ciò che non c'è, valorizza ciò che c'è. Così facendo anche il famigerato un-pa-pa verdiano può nobilitarsi e divenire uno strumento espressivo potentissimo se sottoposto a rubati continui e a sottolineature dinamiche capaci di fraseggiare lo schema ritmico più vieto. "Ah fors’è lui" di Violetta, sempre a rischio di monotonia, non ha visto una battuta uguale all'altra per agogica e colore orchestrale, pretendendo dalla cantante analoga varietà d’accenti. Con questo Verdi basta una pennellata del clarinetto perché s'apra un nuovo spazio sonoro, se solo il direttore è disposto a evidenziarlo con la cura con cui si sostiene un solista. E la narrazione scorre senza grevità, facendoci assaporare nota per nota anche tempi lenti oggi fuori moda.
Antoniozzi, non nuovo alla regia, produce uno spettacolo intelligente e tutt’altro che scontato, passando dal realismo forse eccessivo della prima festa popolata dai quattro generi sessuali all’astrazione simbolica della morte di Violetta. Belle e funzionali le ambientazioni sceniche, sobri e mai casuali i gesti. Il tutto ambientato in una contemporaneità che facilita l’interpretazione dell'inossidabile Devia, lontana dall’adolescenza storica di Marie Duplessis, quanto piuttosto donna emancipata giunta sul viale del tramonto. Esito in crescendo, com’è suo solito con Violetta, paradossalmente più a suo agio nei toni tragici conclusivi che non nei vortici belcantistici dell’inizio. Antonucci esibisce la consueta nobiltà, Portari un po' di grossolanità.
Note: Nuovo allestimento del Teatro Comunale di Bologna
Interpreti: Mariella Devia (Violetta), Giuseppina Bridelli (Flora), Lucia Michelazzo (Annina), Fernando Portari (Alfredo), Stefano Antonucci (Germont), Francisco Brito (Gastone), Mattia Campetti (Douphol), Davide Bartolucci (d'Obigny), Masashi Mori (Grenvil), Luca Visani (Giuseppe), Sandro Pucci (Commissionario), Marco Danieli (Domestico)
Regia: Alfonso Antoniozzi
Scene: Paolo Giacchero
Costumi: Claudia Pernigotti
Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Michele Mariotti
Coro: Coro del Teatro Comunale di Bologna
Maestro Coro: Paolo Vero
Luci: Andrea Oliva