Lohengrin e la discesa del cigno

L'opera più luminosa e nobile di Wagner ha trovato in Neuhold un fine concertatore, tant'è che l'esecuzione orchestrale triestina di ieri sera ci è parsa più che notevole e fin dalle prime battute si è compreso che ben poco dell'argenteo colore dell'opera sarebbe andato perduto.

Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Richard Wagner
24 Febbraio 2005
L'opera più luminosa e nobile di Wagner ha trovato in Neuhold un fine concertatore, tant'è che l'esecuzione orchestrale triestina di ieri sera ci è parsa più che notevole e fin dalle prime battute si è compreso che ben poco dell'argenteo colore dell'opera sarebbe andato perduto. Colori timbrici e figurazioni tematiche sono state poste nel giusto rilievo dal direttore austriaco, tanto da far presagire, a scena chiusa, sin dai primi accordi palpitanti in pianissimo dell'inizio del "Lohengrin", un allestimento scenico sobrio e adeguato alla lettura di Neuhold. Speranza delusa da uno spettacolo confusionario di Manani, in cui i quadri pittorici formano una cornice polistilistica stucchevole; il regista, che ha ideato per altro bei costumi (vestendo Heinrich da Keiser ottocentesco) accostando epoche diverse e improprie, ha inteso dividere la scena in due spazi, inserendo sullo sfondo una grande torre, un "insieme di immagini dei contrasti tra religioni diverse ed uno specchio/schermo della energia del mito": perché decorarla con orridi bassorilievi che assomigliano più a sculture lignee tirolesi che a simboli arcani? Spade, stemmi papali, un cardinale a mezzobusto con un un teschio al posto del volto sembrano controllare le mosse della fosca Ortrud, notturna antagonista di Lohengrin, annunciato dall'arrivo del cigno che cala dal cielo dipinto (con tecnica da pittore di santini) sopra una tela effetto "lurex". Qui la bestia sacra perde tutto il suo fascino, dipinta così in modo finto e priva di navicella e acqua: rammenta piuttosto gli orripilanti cigni all'uncinetto che stanno sul tavolino di Maurizio Costanzo. Della torre Manani ne fa un emblema in tutti gli atti; e via ancora col cattivo gusto (spicca nel secondo atto un Cristo enorme, visibile dalle gambe in giù, con tanto di chiodone sui piedi e gocciolio di sangue). Alcuni degli artisti, senza essere particolarmente allenati allo stile wagneriano, hanno mostrato buona preparazione, ma anche tanta foga urlante. Marianne Cornetti ha prestato suoni vigorosi e atteggiamenti appropriati ad Ortrud, la migliore in campo; alla casta Elsa ha dato delicate inflessioni Brigitte Hahn; Duccio Dal Monte si è difeso nella scorbutica parte di Heinrich; furioso e urlante ci è parso Johannes von Duisburg. La colonna dello spettacolo, Stephen Gould, ha trascurato del tutto il canto diafano che si addice a Lohengrin, sfoderando ruggiti e incontinenze vocali fuori luogo. Teatro non affollato e successo cordiale.

Note: Nuovo allestimento del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste

Interpreti: Heinrich der Vogler: Duccio Dal Monte; Lohengrin: Stephen Gould/Stuart Skelton [1, 3, 9, 20/03]; Elsa von Brabant: Brigitte Hahn [24/02 e 1, 6, 12/03] /Anja Kampe [26/02 e 3, 9, 20/03]; Friedrich von Telramund: Johannes von Duisburg; Ortrud: Marianne Cornetti; Der herrufer des Königs: Martin Kronthaler

Regia: Ulderico Manani

Scene: Ulderico Manani

Costumi: Ulderico Manani

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste

Direttore: Gunter Neuhold

Coro: Coro del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste

Maestro Coro: Lorenzo Fratini

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