L'eredità di Abbado a Berlino

Trionfale ritorno di Claudio Abbado a Berlino, con l'orchestra di cui è stato per dodici anni direttore musicale. Una serata di emozioni indimenticabili, vissute dal pubblico e dai musicisti con commossa partecipazione, a confronto con le visioni siderali di Frank Martin e con le tragiche epifanie di Gustav Mahler.

Recensione
classica
Berliner Philharmonisches Orchester Berlino
03 Giugno 2004
Per quanto prevedibile, il calore con il quale è stato salutato il ritorno di Claudio Abbado a Berlino per la prima volta come direttore ospite dopo i dodici anni trascorsi a capo dei Berliner Philharmoniker ha raggiunto una temperatura eccezionale, da serata storica. Tutto il pubblico che affollava fino all'ultimo posto la Philharmonie, con generosa presenza di italiani, e l'orchestra stessa, gli hanno tributato un'accoglienza entusiastica e commossa che non andava soltanto all'artista amatissimo ma anche all'uomo di cultura e di grande civiltà. Un segno riconoscibile che Abbado ha evidentemente saputo lasciare in eredità alla città della musica e alla sua stupenda orchestra. Per parte sua, egli ha ripagato tanto affetto con una prestazione smagliante, elettrizzante, di rilievo assoluto. A cominciare dai sei monologhi dallo "Jedermann" di Hugo von Hofmannsthal nella versione per baritono e orchestra di Frank Martin, affrontati da Abbado per la prima volta e resi con adesione musicale e spirituale folgorante, tanto da farli apparire come autentici capolavori misconosciuti. Perfetta la collaborazione vocale di Thomas Quasthoff, che ne ha centellinato l'emozione con stile screziato e perentoria musicalità. Poi Abbado ha affrontato la "Sesta Sinfonia" di Gustav Mahler, suo vecchio cavallo di battaglia, con la quale prosegue un nuovo progetto di incisione discografica coi Berliner. In Abbado il piacere intellettuale della scoperta non viene mai meno, neppure a contatto con partiture ampiamente visitate. Questo suo ultimo Mahler (ma sarà poi l'ultimo?) appare assimilato con una profondità e una lucidità che oggi non hanno termini di confronto. È, rispetto al passato, un Mahler più serrato, più incalzante, quasi prosciugato nella sua essenza novecentesca e filtrato attraverso una serie indicibile di sfumature, esaltandone la trasparenza e la lucentezza senza trascurare l'enorme quantità di tragici motivi simbolici che vi sono sottesi. I Berliner hanno reagito con una prontezza e una concentrazione ai limiti del sovrumano: in serate così non può sfuggire loro la palma della migliore orchestra del mondo. Ma serate così sono rare, e anche a Berlino rappresentano un dono prezioso, evidentissimamente.

Interpreti: Thomas Quasthoff, baritono. Programma: Frank Martin "Six Monologues from Jedermann" per baritono e orchestra; Gustav Mahler Sinfonia No. 6

Orchestra: Berliner Philharmonisches Orchester

Direttore: Claudio Abbado

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