L’Elisir di Villazon
Successo alla Scala per l’Elisir d’amore con regia di Laurent Pelly
Recensione
classica
Ho una sola domanda per i 2-3 muggitori di professione che infestano ogni prima scaligera: ma dov’eravate quando per vent’anni sono passati indenni spettacoli e cantanti al di sotto della decenza? Anche questa volta, tanto per cambiare, sono partiti fischi all’ordine della coppia di protagonisti Rolando Villazon-Nino Machaidze al termine di “Prendi per me sei libero”, salvo poi zittirsi in fase di applausi finali, quando giustamente sono stati tributati applausi convinti a tutti. Difatti, lo spettacolo era inattaccabile e godibilissimo su più fronti. Innanzitutto, la regia di Laurent Pelly: al di là dello scandalo per l’essere questo il suo esordio in Scala, la messinscena è di una affettuosa semplicità, ambientata in una Italia anni ’50 tra covoni di fieno e lambrette, tutta – e dico tutta – impostata su un perfetto ritmo teatrale di pari passo con la musica. Uno spettacolo del genere ha però bisogno di grandi cantanti-attori: Villazon (anche lui scandalosamente arrivato tardi al suo esordio in Scala) sembra nato per il palcoscenico, e tutto il suo armamentario di continue gesticolazioni qui acquista senso nel disegnare un Nemorino molto naïf e genuinamente simpatico, il cui bacio finale con Adina è di quelli finalmente credibili perché tutti lo abbiamo vissuto con lui. Certo, è reduce da un’operazione alle corde vocali che ha lasciato considerevoli tracce, per cui sembra sempre sforzare un po’ più del dovuto: ma che musicalità! Accanto a lui, Nino Machaidze non ha il dono del bel timbro di natura, ma è sicura nella parte e spigliatissima in scena; Ambrogio Maestri è un cinico Dulcamara dal vocione rutilante, mentre Gabriele Viviani un Belcore più che accettabile. Da Oscar il coro guidato da Bruno Casoni, più routinier la bacchetta di Donato Renzetti.
Interpreti: Adina: Nino Machaidze; Nemorino: Rolando Villazón; Belcore: Gabriele Viviani; Dulcamara: Ambrogio Maestri; Giannetta: Barbara Bargnesi.
Regia: Laurent Pelly
Scene: Chantal Thomas
Costumi: Laurent Pelly
Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore: Donato Renzetti
Coro: Coro del Teatro alla Scala
Maestro Coro: Bruno Casoni
Luci: Joëll Adam
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.