Le stelle di Mazurek e Mitelli

A Mantova il nuovo progetto in duo dei trombettisti Rob Mazurek e Gabriele Mitelli

Rob Mazurek (foto di Nicola Malaguti)
Rob Mazurek (foto di Nicola Malaguti)
Recensione
jazz
Mantova, Chiostro del Museo Diocesano
Rob Mazurek / Gabriele Mitelli: Splitting Stars
25 Maggio 2019

Fa tappa a Mantova, al Chiostro del Museo Diocesano, il tour italiano di presentazione del primo disco del duo di Gabriele Mitelli e Rob Mazurek, appena uscito per la sempre attenta CleanFeed.

Playlist: Clean Feed, il meglio del 2019

Apre la serata un altro duo, Ortelius (Leandro LoBianco alla chitarra elettrica ed Enrico Comaschi a una messe di strumenti desueti, come ad esempio lo yaybahar, ideato dal musicista turco Görkem Şen). Qualche buona idea ed il coraggio di osare, tra noise, jazz, Americana, zen e improvvisazione, non sempre però sorretti da una visione chiara, per un progetto potenzialmente interessante ma allo stato attuale rivedibile.

Star Splitter è invece il nome che hanno scelto Mazurek e Mitelli (un vasto arsenale apparecchiato, tra cornetta, piccolo trumpet, percussioni, synth analogici). Viene da uno scritto del poeta americano Robert Frost, nel quale si racconta la storia di Brad McLaughlin, un agricoltore che, a fronte dei fallimenti ottenuti, decide di bruciare la sua fattoria per ottenere grazie all'assicurazione il denaro necessario a comprare un telescopio e trascorrere così il resto della sua via a contemplare astri e pianeti.

“Non faceva nulla se non dividere
una stella in due o tre maniere così come
ti dividi un globulo di mercurio in mano
con un colpo del tuo dito nel mezzo”.

Questo è l'approccio dei due alla materia musicale, e quindi moti browniani, caos danzanti di stelle, galassie iper reali, voodoo cosmici, richiami ancestrali. Si pigia sul pedale dell'astrazione e dell'elettronica, Mazurek del resto è un grande fan di Autechre e alcuni spigoli riportano proprio a quelle visioni distopiche e imprendibili. Carillon, vortici, fisica quantistica, forme in mutamento perenne, come animate da un inesorabile, sottilissimo brivido universale: un suono che respira e sguscia, inafferrabile, nomade e ispirato, lirico, selvatico.

Gabriele Mitelli / Rob Mazurek
Gabriele Mitelli e Rob Mazurek (foto di Nicola Malaguti)

Sono sintomi elettroacustici di una ispirazione che è una febbre creativa libera e che sì tiene a mente la lezione di giganti come Sun Ra e Bill Dixon ma sa esprimersi con voce assolutamente personale. Come sherpa verso la cima del Monte Olimpo su Marte, Mazurek e Mitelli non temono affatto le altezze vertiginose e sono perfettamente attrezzati per le escursioni in altre atmosfere: il suono dei due strumenti a fiato non è predominante, ma è solo uno dei colori tra i molteplici a cui attingono i due pittori come in un quadro di Pollock (il leader di Chicago Underground ed Exploding Star Orchestra è anche artista visivo).

Profondi e camaleontici fondali elettronici dominano la scena, con Mitelli indomabile nel cercare soluzioni acide e non accomodanti al synth modulare: è di qualche giorno fa la notizia di un esperto riparatore di strumenti vintage che, armeggiando con un Buchla 100 d'epoca, ha assunto involontariamente per via cutanea dell'LSD rimasto perfettamente conservato sulle manopole dello strumento. Proprio in un trip senza effetti collaterali ci ritroviamo ascoltando queste lunghe meditazioni tra il cosmico e il pagano (Mazurek usa la voce come a convocare spiriti), che mostrano un'ottima intesa tra i due e un dialogo assolutamente paritario e fertile.

Solo ad un certo punto restano solo i due fiati a percorrere scale che salgono, salgono, salgono; poi un soffio, un respiro e il silenzio.

I know the voices dying with a dying fall
Beneath the music from a farther room.

(T.S. Eliot)

E quanta altra musica fiorirà dalle stanze più lontane.

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