Le Lezioni di Fausto Romitelli a Milano Musica

Con il trittico Professor Bad Trip eseguito da un ensemble di studenti del Conservatorio di Milano si è concluso il 33° Festival di musica contemporanea

Professor Bad Trip  (Foto Studio Hanninen)
Professor Bad Trip (Foto Studio Hanninen)
Recensione
classica
Sala Verdi del Conservatorio di Milano
Professor Bad Trip
08 Giugno 2024

La Sala Verdi del Conservatorio di Milano ha ospitato la serata conclusiva del Festival Milano Musica 2024 con un concerto di forte impatto, il cui allestimento ha consentito di riunire intenzioni ed energie distinte in un progetto unitario. Fausto Romitelli, nato nel 1963 e scomparso prematuramente nel 2004, ha messo in musica istanze e contraddizioni degli anni a cavallo del millennio, inventando un suono e un modo di comporre che sono divenuti vessilli: alternative possibili agli stilemi dell’avanguardia e modelli per molti giovani che hanno tratto ispirazione dal suo slancio.

 

Le tre Lessons che compongono Professor Bad Trip sono state composte tra il 1998 e il 2000, e rappresentano una summa della capacità di Romitelli di analizzare, inglobare e trasformare le suggestioni del proprio presente. I riferimenti extramusicali, che spaziano dalla pittura di Bacon ai disegni di Michaux alle grafiche underground di Gianluca Lerici (a cui il titolo del trittico fa esplicito riferimento), si intrecciano a stratificazioni sonore che attingono con disinvoltura e con uguale peso specifico tanto allo spettralismo di Grisey quanto al rock psichedelico e progressive, con esiti che schivando il pastiche o la contaminazione approdano a uno stile del tutto personale. Romitelli possiede un controllo ferreo dell’arcata formale e chi ascolta non perde mai l’orientamento, anche nei momenti di maggior saturazione. La scrittura è scrupolosa, calibrata nei gesti più eclatanti (la cadenza distorta del violoncello della Lesson II) o nelle zone più rarefatte; l’elettronica e la spazializzazione sono impiegate in modo creativo e mai invadente; l’alternanza nell’impasto strumentale è permeata da un’evidente attenzione alla performance e connotata da una marcata attitudine comunicativa.  

 

L’accurato percorso di preparazione al concerto ha visto insieme studenti e docenti del Conservatorio, in un confronto dialettico tra generazioni molto più efficace del semplice travaso di conoscenze. Lo hanno fatto intendere Mauro Bonifacio, Vittorio Parisi, Davide Gagliardi e Massimo Marchi nell’introduzione alla serata, illustrando il complesso approccio multidisciplinare che si è reso necessario per imbastire la produzione. Non è un caso, anche, che l’Istituto del Conservatorio nato con lo scopo di realizzare progetti del genere si chiami “m2c", dove l’acronimo dichiara l’intento di traghettare gli studenti dalla musica moderna alla contemporanea, orientando i loro percorsi didattici verso la realizzazione di produzioni musicali di livello professionale.

 

A riprova della validità dell’iniziativa sta la collaborazione ormai pluriennale tra la direzione artistica di Milano Musica e il Conservatorio, che ha consentito nelle scorse edizioni di realizzare e ascoltare capolavori quali Hymnen di Stockhausen, Vanitas di Sciarrino e Der Kaiser von Atlantis di Ulmann, e che proseguirà anche nel 2025 con un concerto dedicato a Francesco Filidei.

 

 

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