La squallida solitudine di Else

A Reggio EmilIa il nuovo lavoro di Federico Gardella da Fräulein Else di Schnitzler

Else (foto Dario Pichini)
Else (foto Dario Pichini)
Recensione
classica
Teatro Ariosto, Reggio Emilia
Else
08 Ottobre 2021 - 10 Ottobre 2021

Proposta nell’ambito del Festival Aperto, è andata in scena al Teatro Ariosto di Reggio Emilia Else, nuovo lavoro di teatro musicale che Federico Gardella ha tratto da Fräulein Else di Artur Schnitzler, una coproduzione tra Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano - dove ha debuttato tra luglio e agosto - e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, in collaborazione con Accademia delle Belle Arti di Macerata.

Ciò che il compositore milanese ha restituito della novella scritta dall’autore e drammaturgo austriaco nel 1924 è parsa una rilettura fredda e asciutta del dramma interiore della protagonista, una narrazione spietatamente distaccata che ha rinchiuso in uno stringato atto unico la squallida solitudine di una giovane vittima del più becero cinismo borghese.

Dalle pieghe dell’originario meccanismo drammaturgico innestato nel monologo interiore di Schnitzler è stato quindi estratto un tratteggio narrativo essenziale, collocato in una sorta di teca asettica nella quale è stata riposta la ragazza strappata alla sua spensieratezza giovanile per essere gettata in pasto al cinico opportunismo di una società senza valori morali.

Spinta da una madre senza scrupoli a concedersi a un ricco conoscente per salvare il buon nome e il conto di banca di un padre scellerato, Else si trova a fare i conti con se stessa, imboccando un piano inclinato introspettivo che la conduce a macerare il proprio io in una deriva cinica senza redenzione, senza salvezza.

Else (foto Dario Pichini)
Else (foto Dario Pichini)

Un percorso tanto rapido quanto ineluttabile, che la scrittura musicale di Gardella ha sbalzato con un tratto essenziale, affilato e ruvido al tempo stesso nell’uso del materiale timbrico, innestato su una costruzione compositiva nella quale le diverse “maniere” del linguaggio contemporaneo – il tratteggio vocale, ripetizioni di frammenti del testo a fine frase, certi glissandi, e così via – hanno contribuito all’effetto straniante complessivo. Un carattere assecondato anche dal libretto banalmente crudo di Cecilia Ligorio, curatrice anche di una regia funzionale che ha trovato lineare corrispondenza nelle scene e nei costumi Domenico Franchi.

Brava Maria Eleonora Caminada nel ruolo della protagonista, affiancata sul palcoscenico con adeguato impegno anche da Alda Caiello (Cissy/Voce 1/Madre), Leonardo Cortellazzi (Paul/Voce 2) e Michele Gianquinto (Dorsday/Voce 3).

Efficace e precisa la lettura musicale di Tito Ceccherini alla guida dell’Ensemble Risognanze, sicuramente uno dei punti di forza di uno spettacolo salutato alla fine dagli applausi del pubblico presente.

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