La follia di Rinaldo
Agli Internationale Händel-Festspiele di Karlsruhe presentato Rinaldo nella poco eseguita versione del 1731

Se un festival ha un senso è (o dovrebbe essere) nel farsi veicolo di scoperte di lavori inediti o di riscoperte di opere oggi dimenticate. Per tutto il resto, ci sono le stagioni. Agli Internationale Händel-Festspiele di Karlsruhe, quest’anno all’edizione numero 47, accanto alla ripresa del Siroe della scorsa edizione, la produzione di punta è Rinaldo, opera che certamente non ha bisogno di riscoperte. La versione proposta, però, non è la prima e più nota tenuta a battesimo al Queen’s Theatre nel 1711 e suo primo grande successo londinese, ma la più rara versione profondamente rivista da Händel una ventina di anni dopo per tentarne il rilancio e, con anche le riprese di suoi trascorsi successi come Rodelinda, Giulio Cesare e Tamerlano, tamponare le perdite della sua più recente impresa operistica fondata con il direttore di teatro Johann Jacob Heidegger. Rispetto alla versione originale le modifiche sono sostanziali: Goffredo diventa tenore come Armida e Argante che diventano contralti, ma lo stesso protagonista, affidato al castrato Senesino in questa ripresa tardiva, aveva caratteristiche vocali diverse del Nicolini della prima. Modifiche di registri vocali a parte, Händel sostituisce anche diverse arie – fra queste “Vo’ far guerra” e la celebre “Or la tromba” – con altre prese dal Lotario, Partenope e Admeto e una dal Giulio Cesare (“Parolette, vezzi, sguardi”) per Almirena alla fine del secondo atto. Nel complesso, questo Rinaldo rinnovato è decisamente meno spettacolo di magia virtuosistico e più opera galante, per rubare la felice sintesi dal programma di sala. E forse proprio per la mancanza di effetti scenici, la versione del 1731 ebbe assai meno successo della prima e scomparve dalle scene dopo sole sei rappresentazioni.

All’ascolto oggi effettivamente questa versione risulta meno di effetto, soprattutto perché i nemici dei cristiani appaiono neutralizzati sul piano musicale: la furiosa avversaria dell’eroe Rinaldo è assai meno fiammeggiante ma anche il suo rivale in amore è depotenziato nella trasformazione da basso a contralto. Se si aggiunge poi che a Karlsruhe non brillavano né l’Armida di Valeria Girardello, la cui prova vocale comunque cresce nel corso della recita imponendosi soprattutto nell’ultimo atto, né soprattutto il pallido Argante di Francesca Ascioti vocalmente davvero poco presente. Del resto non brilla nemmeno il protagonista Lawrence Zazzo che del Senesino ha forse “una voce di soprano profondo penetrante” (definizione di Johann Joachim Quantz) ma di sicuro non è né brillante né “egale” e non esibisce nemmeno un “bel trillo”, palesemente in difficoltà nelle arie più virtuosistiche e non aiutato dai fiati corti. Una felice sorpresa è l’Almirena di Suzanne Jerosme, impeccabile nella tecnica, bella proiezione vocale, grande disinvoltura in scena (e naturalmente la vivacissima “Parolette, vezzi, sguardi” cantata davanti al sipario chiuso e poi in buca e in platea scatena le ovazioni del pubblico). Si impone con autorevolezza vocale anche il Goffredo di Jorge Navarro Colorado, come lo stravagante mago di Lisandro Abadie.

L’accompagnamento musicale è assicurato come sempre in questo festival dai Deutsche Händel-Solisten, robusta compagine con strumenti originali, in questa occasione diretta dall’esperto Rinaldo Alessandrini, non proprio trascinante nella scelta dei tempi ma sempre affidabile nella guida.
Del palcoscenico invece si occupa Hinrich Horstkotte, regista, scenografo e costumista per questa nuova produzione. La chiave è quella del grande spettacolo barocco che combina felicemente sapienza antica e tecnica contemporanea soprattutto nei video (di Sven Stratmann) proiettati sul fondale che si integrano perfettamente con i mobilissimi siparietti ed elementi di attrezzeria. Il taglio non è per nulla quello della ricostruzione archeologica, ma quello dello stupore combinato con una buona dose di spirito. Anche qualche spunto contemporaneo è introdotto con leggerezza come quella pattuglia degli “infedeli” vestiti di nero come gli adepti di Hamas o le rovine fumanti di Gerusalemme abbandonate da Argante e Armida in fuga e presidiate dall’eroe Rinaldo, che in quella battaglia non solo amorosa vince ma ci rimette il senno.
Tutte esaurite le recite del cartellone. Grande successo.
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